mercoledì 10 marzo 2010

Ciao Darwin

Da qualche parte abbiamo sbagliato. Non è stata colpa nostra, né mia né vostra né, per una volta, di chi è venuto immediatamente prima di noi: è andata così e amen, gli errori si fanno e si pagano. Questo errore noi (noi la razza umana, dico) l'abbiamo fatto e lo paghiamo e lo pagheremo.
Dev'essere successo pressappoco quanto segue: a un certo punto, lungo la lunga e contorta e ramificata strada dell'evoluzione, ci siamo trovati dinanzi a un bivio. L'evoluzione delle specie, si sa, è costellata di questi bivii. Una razza arriva lì e, anche se non lo sa, si biforca. Di qua asino, di là cavallo. Di qua maiale, di là cinghiale. E una volta che una razza ha imboccato una certa strada non c'è mica più verso di tornare indietro. Si va sempre avanti, fino a un nuovo bivio o fino a un qualche cul de sac (chiedere a tilacini, dodi (no, non quello dei Pooh) e dinosauri vari). E così è successo all'uomo: a un certo punto un certo grumo di geni ha deciso di mutare, e ci si è separati: di qua Neanderthal, di là Sapiens (detta a spanne), e così via. Solo che, come tutte le cose del mondo, ogni razza ha i suoi pregi e i suoi difetti. All'asino magari farebbero comodo certe caratteristiche del cavallo, o della zebra, chissà; ma non ce le ha, e pazienza, va bene anche così, nel complesso, e comunque non può farci niente, l'asino, e quindi gli conviene andarsi bene così, tenersi com'è. E lo stesso vale per noi. L'uomo in fondo funziona bene, ha i pollici opponibili, la stazione eretta, il culo sporgente, un sacco di belle cose. Però qualche dettaglietto che non va, o che potrebbe andare meglio, ce l'ha anche lui.
Ad esempio. In questi giorni fa un freddo porco. Venti artici e venti antartici (e fanno quaranta) si sono dati appuntamento proprio qua al fine di sfidare il calendario che vorrebbe fosse quasi primavera. E così uno esce di casa e ghiaccia. Ghiaccia tutto il corpo, ma soprattutto certe zone. Soprattutto quelle scoperte. E tra queste tendono a ghiacciare in particolar modo naso e orecchie. Anche guance e mento non se la passano benissimo, certo, ma il freddo lo sentono soprattutto naso e orecchie. Madre Natura, com'è noto, ha dotato un bel po' di animali di apposita pelliccia, affinché potessero difendersi da questi e ben altri freddi. Di questa utile coltre pelosa a noi è rimasta (tra l'altro) la barba. La barba però, anche a lasciarla crescere, cresce su guance e mento. Cioè in posti magari non del tutto sbagliati ma certo meno utili di altri. Pazienza, certo, ci si adegua, però già che c'era avrebbe fatto comodo anche altrove, la barba. E mi sa tanto che nel corso di milioni di anni di evoluzione a qualcuno è capitato di averla dove serve. Qualche nostro progenitore si è trovato a un bivio: di qua pollici opponibili e appendice, di là barba su naso e orecchie (per l'inverno) e chissà quali sfighe (per tutte le stagioni). Per un certo periodo magari le due specie hanno convissuto più o meno pacificamente, poi la nostra ha prevalso, per un motivo o per l'altro (o per una semplice botta di culo, come spesso accade). E così usciamo, ghiacciamo e ci teniamo come siamo.

4 commenti:

Charles ha detto...

Tengo a precisare che le mie teorie così come le ho formulate avevano delle contraddizioni, prima fra tutte il fatto che la selezione naturale avrebbe dovuto portare ad una diminuzione della diversità di specie, e non ad un aumento, come invece sembra accadere.
Ci ha pensato un vostro contemporaneo giapponese, di cui non ricordo il nome, a sciolgiere l'arcano: mutano liberamente solo le parti di DNA che generano fenotipi non sottoposti a selezione. Poi le condizioni ambientali cambiano, cambiano i criteri selettivi e la popolazione può dividersi tra chi ha un certo carattere e chi no.
E cmq quelli che non vogliono insegnarmi a scuola sono degli stronzi: ok che non le ho dette tutte giuste, pero' caz.... per lo meno parliamone!
Grazie.

avvelenato ha detto...

Venti e venti fanno quaranta, in effetti..

Comunque io mi sa che non mi sono mica troppo evoluto, visto l'agglomerato urbano di peli che mi ritrovo. Tuttavia son capace di gelare lo stesso, di fronte a quelle quarantine. Roba da starci in quarantina e via discorrendo.

Oggi mi sono alzato presto e sono stanco e mi scappa la cacca.

jose mahloa ha detto...

poca roba, gilo

Anonimo ha detto...

Se avessimo la pelliccia, poi d'estate a Marinella o al Forte, dove l'agganceremmo? Sull'ombrellone?
Genoajp