venerdì 22 luglio 2011

Iperquark

Doverosa premessa: sono sinceramente convinto, questa volta ancor più di altre, che quanto sto accingendomi a scrivere sia, come usa dire, una cagata pazzesca. Ma tant'è.
Alcuni giorni orsono, attraverso non ricordo quali impervi e tortuosi percorsi, la discussione si è indirizzata sul seguente argomento: il culo del cavallo. C'era infatti tra noi qualcuno che sosteneva la bizzarra tesi secondo cui il culo del cavallo non sarebbe, per così dire, a tenuta stagna, ovvero che lo sfintere anale equino non sigillerebbe alla perfezione, bensì lascerebbe sempre aperto uno spiraglio, naturalmente bidirezionale; e questo sarebbe poi il motivo per cui la bestia in questione, oltre a scagazzare in giro senza sforzo alcuno come e quando gli scappa, se immersa in un liquido comincerebbe inesorabilmente a imbarcarlo, giungendo perfino, allorché il sostegno garantitogli dal buon vecchio Archimede non fosse più sufficiente, all'annegamento. Niente meno.
Che morte indegna, eh? Già. Non facciamoci prendere dall'emozione, però. Ragioniamo.
Qualche argomento a sostegno della tesi, o almeno del primo corollario, in effetti si trova con relativa facilità. Tutti noi abbiamo ben chiara in mente la bucolica immagine di un cavallo al passo che, mentre avanza nobile e sicuro lungo una sterrata vicinale di campagna, impassibile alza la coda e lascia cadere al suolo una serie di fragranti e inequivocabili segni del suo passaggio. Provate voi a cagare camminando (prima avvisate, però) e vi accorgerete di cosa vuol dire.
La seconda e più notevole delle conseguenze della tesi - l'annegamento, appunto - è però nettamente più difficile da verificare per via sperimentale, e comunque assai più lontana dal nostro senso comune e dall'immaginario collettivo della civiltà occidentale: chi non ha visto almeno una volta, al cinema o alla televisione o giù di lì, un cavallo che guada un fiume, o ancor meglio una mandria di stalloni montati a pelo da ululanti indiani che si lanciano nel grande fiume che attraversa le sterminate praterie del West all'inseguimento del nostro eroe solitario? Orbene, non si è mai visto, e dico mai, un solo singolo unico misero cavallo che a metà del guado rallenta e si pianta come ingolfato, venendo trascinato dalla rapida corrente verso il lontano oceano senza alcuna motivazione plausibile.
La mia fonte ha però una spiegazione anche per questo: sostiene costui che, ben mimetizzato tra la moltitudine di gente che scorre nei titoli di coda del western, qualcuno, probabilmente sotto mentite spoglie (tiene famiglia...), abbia l'ingrato ma fondamentale compito, poco prima del fatidico ciak, di impermeabilizzare i cavalli che loro malgrado prenderanno parte alla scena inserendo appositi stracci laddove opportuno. E che la stessa operazione venisse compiuta anche nella realtà, nel leggendario occidente ma non solo, da chiunque avesse la necessità di percorrere un corso d'acqua di altezza superiore a quella del tubo di scarico del proprio fido destriero.
Ora, voi non provateci a casa, ma a occhio direi che un cavallo potrebbe non reagire benissimo al tentativo di inserimento di un improvvisato e ruvido turacciolo proprio , e vaglielo a spiegare che è per il bene suo, della comparsa sopra di lui e della storia del Cinema in senso lato; e anche per questo, si diceva, quel signore là faceva proprio un lavoro di merda. E quindi voialtri non lamentatevi. E a lavorare, ora.

2 commenti:

Avvelenato ha detto...

Boh, secondo me, francamente, questo è un post meraviglioso. Per altro scritto come Dio comanda.

menostress ha detto...

sublime post!!
...ed ora tutti a provare a cagare cammimando!! ;)