martedì 12 aprile 2011

Via col vento

No, secondo me no. Voi dite di sì? Boh, se lo dite voi forse può essere, di solito voi ci prendete abbastanza, ma io credo di no. Poi magari qualcuno ci avrà pure studiato sopra - su cosa mai non hanno studiato? - ma per me si vede anche a occhio. Cioè, tipo, per l'aquila reale (Aquila chrysaetos), per l'airone cenerino (Ardea cinerea), ma anche per il volgare piccione (Columba scagazzans) si vede subito che è diverso, e anche la mosca, nel suo piccolo, la vedi che ha una certa massa, una certa inerzia, e quindi una certa direzionalità, un certo potere di scegliere se posarsi su questa merda qua o su quella bistecca laggiù o su entrambe nella giusta sequenza; poi è chiaro che se c'è un uragano anche lei fa quello che può, si arrabatta, ma insomma in condizioni nominali le ali le usa per andare dove ha da andare.
La farfalla secondo me no. Quella le ali ce le ha per farsi vedere, per darsi arie da strafica quando le fa ondeggiare con sensuale lentezza suggendo senza fretta il prelibato nettare di un delicato fiore raro (nel parco del re, sì). Ma poi, quando si tratta di staccarsi da lì e svolazzare fino al prossimo arboscello fiorito, e spira quella frizzante brezza primaverile, beh lì sono cazzi. Secondo me quella, benché tenti di dissimularlo come le migliori ballerine classiche, che danzano sulle punte con quel sorriso dolente ma impeccabile, in silenzio smadonna come un camionista a lungo raggio mentre, sospinta qua e là dalle folate di quel piacevole venticello, sbatte le sue sproporzionate alone cercando senza successo di dirigersi verso quell'aiuola là, o almeno di atterrarci nei pressi.
Mentre tutto intorno a lei, grazie ad ali meno appariscenti ma più pratiche, l'aquila si lancia sicura sulla marmotta, l'airone sulla trota, il piccione sul turista, la mosca sulla merda.

domenica 3 aprile 2011

Sono degli artisti (forse)

Chissà se l'hanno fatto apposta o se la coincidenza perfetta tra la mano della tipa e la cornice del finestrino è solo, appunto, una coincidenza.
Nel primo caso, chissà quante prove hanno dovuto fare, quante volte la tipa ha dovuto spostare la mano un po' più in qua [clic], un po' più in là [clic], un po' più in su [clic], un po' più in giù [clic], come i giapponesi che si fanno le foto l'un l'altro in piazza dei Miracoli fingendo di reggere la torre, ché la mano deve appoggiarsi perfetta alla torre, né un centimetro in fuori né uno in dentro: solo che lì è facile, la torre c'è ed è grandina, là il finestrino era virtuale. Oppure, se la tipa voleva essere pagata un tot a scatto, chissà quante volte hanno dovuto stampare la stessa foto, incollarla al treno, scollarla, ristamparla un po' spostata, riincollarla eccetera. Oppure, beh, sì, ci sarebbe anche una terza possibilità, ma onestamente stento a credere che quel finestrino lì sia stato progettato di quelle dimensioni lì e posizionato in quel punto lì solo perché lì c'era la mano della tipa. Ma chissà, forse sarebbero capaci anche di questo, mai sottovalutarli.
Se invece è un caso, beh, c'è poco da dire: che culo.