sabato 24 settembre 2011

Lavoratori di tutto il mondo, in carrozza!

Lo so, lo so, non è una novità, anzi. Già da diverso tempo, in varie regioni, la nostra cara Trenitalia ha stretto accordi che consentono ai membri delle forze dell'ordine, siano essi in servizio o fuori, di usufruire gratuitamente del sempre valido servizio di trasporto viaggiatori offerto dall'Azienda in questione in cambio dell'impegno a sorvegliare la carrozza che occupano, evitando l'insorgere di eventuali situazioni spiacevoli a carico di altri passeggeri e/o del servizio ferroviario in senso lato. È una buona idea, vero? Io credo di sì. E credo che, come tutte le buone idee, andrebbe promossa e se possibile estesa. Insomma, tutti noi conosciamo lo stato non proprio idilliaco in cui versano le nostre beneamate Ferrovie. Ci sarebbe bisogno in effetti, tra le altre cose, di una maggiore sorveglianza sui convogli, e l'iniziativa di cui sopra viene incontro proprio a questa esigenza. Ma tra le altre cose, appunto. Le necessità sarebbero anche altre, e molte di queste probabilmente potrebbero essere soddisfatte brillantemente applicando metodi analoghi. Provo a fare qualche esempio, ma le possibilità sono sterminate.
Non sempre, è noto, l'illuminazione delle carrozze funziona a dovere. Ebbene, le Ferrovie potrebbero permettere agli elettricisti qualificati di viaggiare gratis in cambio di piccole riparazioni ai cablaggi, sostituzione di lampadine fulminate e neon esausti e quant'altro. Anche gli impianti di riscaldamento e condizionamento spesso manifestano qualche incertezza: gli idraulici professionisti potrebbero evitare il pagamento del biglietto se si impegnassero a tamponare tempestivamente gli inconvenienti che causano i maggiori fastidi ai viaggiatori nella stagione corrente. Sui muri spesso si vedono scarabocchi, disegni sconci, scritte di scarso valore letterario: se gli imbianchini potessero viaggiare a sbafo, il problema si risolverebbe in breve tempo. E così i cessi, che non sempre sono esattamente sterili e talvolta presentano anche qualche problema di intasamento, potrebbero essere riportati in condizioni più umane permettendo alle donne delle pulizie di spostarsi a loro piacimento sul territorio nazionale senza pagare un euro. E le tanto vituperate casalinghe, portandosi nella borsetta un aspirapolverino e uno straccetto, saprebbero come provvedere alla perfetta pulitura di seggiolini, poggiatesta, vetri, pavimenti e tendine. Gli ingegneri delle telecomunicazioni potrebbero finalmente trovare un senso alla loro specializzazione sistemando gli impianti di diffusione sonora nelle carrozze e aggiornandoli con le tecnologie più recenti. E così via.
Estendendo un pochino il concetto, si potrebbe permettere di viaggiare a ufo non solo a chi migliora le condizioni operative del materiale rotabile strettamente inteso ma anche ai molti che, col loro lavoro, potrebbero allietare l'esperienza di viaggio dei loro compagni di carrozza, convincendo così sempre più persone a servirsi del treno per tutti i loro spostamenti quotidiani. I cantanti che volessero viaggiare gratis (in prima classe se sono stati ad Amici) potrebbero esibirsi a turno tra una stazione e l'altra, all'interno di scompartimenti insonorizzati allestiti all'uopo. I pittori, portandosi tavolozza e tempere, potrebbero creare intriganti trompe-l'œil negli spazi compresi tra due finestrini. Le cosiddette escort, o per meglio dire puttane, potrebbero offrire i loro apprezzati servigi a capotreni stressati da comitive di furbastri, macchinisti annoiati da paesaggi uniformi e passeggeri fortunati, magari estratti a sorte. E così via.
E pensate che spettacolo sarebbe veder passare un treno del genere. Tutti affaccendati, uno chino a stringere bulloni, uno arrampicato sui poggiatesta che affresca il soffitto, uno che suona il bongo, una laggiù in fondo che rigoverna cappelle (copyright di un mio collega, credo), uno che pianta chiodi a casaccio pur di far vedere che sta facendo qualcosa... Certo, per un motivo o per l'altro quasi nessuno pagherebbe più il biglietto. Ma volete mettere.

sabato 3 settembre 2011

SFP

Nei giorni scorsi, per motivi personali (ovvero miei), sono stato a fare un giretto all'estero. Mica tanto lontano, eh, ma comunque in un Paese nettamente, palesemente, indiscutibilmente più evoluto del nostro, giacché, a differenza del nostro, ha l'onore di ospitare non uno ma svariati punti vendita di una celebre catena di fast food specializzata in pollo fritto. Ché si fa presto a dire pollo fritto: quelli friggono pollo in maniera a dir poco sublime. E, appunto, avendone la possibilità, diciamo che in questi giorni ho fatto del pollo fritto la mia principale fonte di alimentazione. Con gusto. Eppure, pensavo tra un'aletta piccante e l'altra, in fondo non è che pollo. E il pollo non è certo il mio cibo preferito. Il pollo, di suo, è carne bianca, delicata, morbida, magra, non particolarmente saporita; va bene giusto all'asilo e in ospedale, di suo; eppure quel pollo, il pollo fritto come lo friggono in quel posto lì, mi piace, e anche tanto, e come a me piace a un sacco di altra gente, a giudicare dall'affollamento di quei locali. Ma il problema è, di base, rimane pollo. Ovvero, l'idea è buona ma si può fare di meglio. Si può ideare e creare una catena concorrente che sfrutti i concetti di base di quella già affermata ma che proponga cibi addirittura più appetitosi, e che quindi possa ottenere senza difficoltà un successo ancora maggiore. Sentite qua l'idea:

SFP - Sarzana Fried Pork
Ovvero: un fast food basato sul porco fritto. Tutto qua. Porco in tutte le sue forme, impanato con un miscuglio totalmente naturale a base di erbe dalle conclamate proprietà allucinogene capaci di creare un'irrefrenabile dipendenza, ma di base sempre e solo lui: porco. Si andrebbe dalle normali bistecche fritte, che vanno sempre, alle braciole fritte (le vedrei bene col peperoncino, quelle), fino ad autentiche leccornie quali pancetta fritta, salsicce fritte, fette di cotechino fritte e cubettoni di lardo fritti. Qualche temerario potrebbe anche volersi cimentare con un succulento stinco fritto, servito rigorosamente intero. Per chi non ha tempo di sedersi a mangiare ma desidera sgranocchiare qualcosa per strada, cosa c'è di meglio di un'orecchia fritta da impugnare come un cono gelato? Ai bambini piaceranno senz'altro i nostri würstel fritti, mentre chi cerca ricette legate al territorio potrà trovare, in ogni ristorante, la specialità locale a base di porco (ché tanto ovunque vai ne trovi una, decenni di Linea Verde insegnano) fritta a puntino. Testa in cassetta fritta, da queste parti, ad esempio. Di contorno? Beh, io sarei per proporre alternativi cartocci di ciccioli, ma in effetti la clientela potrebbe preferire delle banalissime patatine fritte, e visto che l'olio caldo ce l'abbiamo potremmo anche accontentarla (attacca il porco dove vuole il padrone, come si suol dire, no?). Come dessert, ovviamente, frappé di strutto. Tutto in porzioni abbondanti e preparato con ingredienti di prima scelta, almeno per il primo mese.
Per il logo avevo pensato, anche in questo caso, di non inventare niente di nuovo ma di migliorare l'esistente. Anche la nostra catena, quindi, avrà nel simbolo una foto dell'ideatore, fondatore, padrone, presidente e capo supremo, ovvero, per farla breve, mia.
Il dominio sfp.it è già registrato, ma per averlo dovrebbe essere sufficiente offrire ai legittimi proprietari un buono omaggio per qualche quintale di porco fritto. Problema risolto.
Mancano solo i capitali. Eppure, capite bene, con un business del genere i ritorni sarebbero quasi assicurati.
Forza quindi, gente: investite.