martedì 30 novembre 2010

domenica 21 novembre 2010

Un attimino di raccoglimento

Questo post in memoria di una persona. Uno sconosciuto, non per questo meno meritevole della nostra umana pietà. Se n'è andato senza soffrire troppo, se non altro, ma se n'è andato. Centrato da un fulmine durante un temporale. Proprio oggi. Un fulmine che si è abbattuto sul puntale metallico dell'ombrello che quella persona stringeva in mano. Stavo per scrivere "del suo ombrello", ma così facendo non avrei rispettato appieno la verità storica. E sì perché in verità quello che quella persona stringeva in mano, per essere precisi, non era il suo ombrello, bensì il mio ombrello. Un ombrello da pochi euro, ma che svolgeva egregiamente il suo elementare ma basilare mestiere: ripararmi dalla pioggia. Proprio per questo ieri l'avevo preso e portato con me in giro per le vie di questa famosa città civile. Nel corso del qual giro sono entrato, accompagnando alcuni conoscenti, in questo rinomato negozio di vestiti per gente coi soldi; e nell'entrare ho appeso il mio proletarissimo parapioggia al cancello di quel lussuoso negozio, dove se ne trovavano già diversi altri, sicuramente assai più consoni del mio al prestigio del luogo. Chi mai, tra gli abbienti clienti di cotanti negozi, potrà mai attaccarsi proprio al mio ombrellaccio da basso proletariato?, pensavo.
Sbagliavo.
Quel fu tale di cui sopra ha indebitamente prelevato il mio ombrello e, constatatene le eccellenti prestazioni in termini di efficacia ed efficienza, se ne è servito con gusto, lasciando il legittimo proprietario in balia delle intemperie. E sicuramente, avendo potuto apprezzare nella serata di ieri le qualità intrinseche del prodotto, oggi si sarà spinto, fidando sull'affidabilità dimostrata dallo stesso, in qualche percorso più impervio, là dove la pioggia era ancora più intensa, sulla brulla cima di qualche collina dei dintorni. Si sarà riparato dall'acqua, certo, ma non dagli improperi, dagli anatemi, dalle maledizioni che la vittima dell'appropriazione indebita gli ha debitamente scagliato contro. E non erano pochi, credetemi. E quindi se, com'è probabile, almeno una minima frazione di essi è giunta a destinazione, a quest'ora quell'ombrello è ridotto a un moncherino di metallo parzialmente fuso da cui penzolano frammenti di nylon bruciacchiato, e i brandelli del tipo che ci stava sotto, nessuno dei quali supera il mezzo chilo, sparsi in un'area quasi perfettamente circolare centrata sul punto d'impatto di quel fulmine, stanno diventando il pasto, cotto a puntino, di altrettanti animali selvatici del luogo.
Un minuto di silenzio. Scarso. Se vi va.

venerdì 19 novembre 2010

Sono degli artisti.

Certo, molto probabilmente ci avrebbero messo molto meno tempo a ripararla che non a creare questi capolavori della cartellistica artigianale postmoderna.
Ma che ci volete fare, l'arte è arte, e loro sono degli artisti.
E coll'arte di mezzo, e col cervello dato all'arte...

sabato 13 novembre 2010

Lasciate che i pargoli vadano un po' più in là

No, lo ammetto, i cani non sono proprio la categoria sociale che prediligo. Insomma, abbaiano, scagazzano in giro, leccano, mordono, diffondono pulci e peli, pisciano sulle ruote delle Panda, fanno casino, e chi li ha provati dice che non siano neanche tanto buoni da mangiare. Però in fondo non è nemmeno del tutto colpa loro: in fondo li abbiamo creati noi, i cani, e in fondo sono bestie, i cani, anche se non tutti lo sanno - non tutti gli umani, intendo.
Ma i bambini? Dico, ce li avete presenti i bambini? Non mordono e non si accaniscono sui cerchioni, va bene, ma per il resto? Altro che i cani. I bambini sembrano proprio progettati apposta per rompere i coglioni, e in effetti è così. Non c'è niente da fare, è proprio una questione naturale, scientifica: se il bambino di Neanderthal non rompeva i coglioni alla mamma di Neanderthal per avere la pappa, lei non gli dava da mangiare, lui moriva di fame e l'uomo di Neanderthal si estingueva. Di conseguenza la natura ha selezionato bambini sempre più rompicoglioni di generazione in generazione: più rompono coglioni e più mangiano e più sopravvivono e meglio è (per loro). E poi sono sacri, quelli. Ci mancherebbe, dire a un bambino che ha rotto i coglioni, orrore. Almeno in qualche negozio, ristorante, spiaggia eccetera è vietato l'accesso ai cani, e qualche oasi di pace c'è ancora. Ma di posti che vietano l'accesso ai bambini ne devo ancora trovare, purtroppo. Anzi, hanno anche mille agevolazioni, i bambini. Per dirne una, in treno non pagano. Ma si può sapere perché? Cavolo, anche loro occupano un posto a sedere, quando non di più (sicuramente non di meno), e 99 su 100, come da progetto, rompono i coglioni a tutta la carrozza. Mediamente peseranno meno di un adulto, va bene, ma non mi pare che il risparmio di energia che ne consegue sia tale da giustificare un tale privilegio, specie su tratte in discesa. E, non da ultimo, non pochi tra i piccoli piaceri della vita ci vengono regolarmente preclusi con la scusa che "ci sono i bambini", ai quali peraltro, occupati come sono a romperci i coglioni, tipicamente di quelle robe lì non gliene potrebbe fregare meno.
Insomma, va bene che tutti i grandi sono stati bambini e tutto quanto, ma non è mica modo.

domenica 7 novembre 2010