domenica 19 ottobre 2014

Dove osano le api

Risposta: fuori.
È quanto ho appreso giusto ieri sera, e non già via etere, dalla premiata ditta P. Angela & Figli SNC, bensì dalla viva voce di un conoscente che di queste cose ne sa a mazzi.
Ebbene, funziona così. D'estate non c'è problema, l'ape esce di frequente dall'alveare, si ciuccia i suoi fiori, si fa i suoi giri, e già che è per la strada, se ne sente la necessità, coglie l'occasione per svuotare liberamente l'intestino dove meglio crede. Il problema viene d'inverno. Se fa freddo, o se piove, l'ape mica esce. Se ne sta lì al caldo, in mezzo al grappolo delle altre api sue coinquiline, e se la tiene. Perché non può mica farla proprio lì, sulla testa di quelle di sotto. E se poi proprio di lì sotto, proprio nell'attimo fatale, passa la regina? No, via, non si fa, un po' d'educazione. Soprattutto, passi la regina, ma mica la si può fare sul miele. Altro che il proverbiale sputo nel piatto dove si mangia, qua. E allora l'ape, buona buona, si trattiene. E aspetta che arrivi una giornata di tempo decente, in cui possa uscire quel tanto che basta per liberarsi dal peso interiore che la opprime e poi ricacciarsi subito al calduccio, dando il cambio a un'altra che era in coda. E già, ma se la bella giornata non arriva? Se il freddo e la pioggia durano più del previsto? Perché l'ape, sì, sarà anche buona e educata e tutto, ma dopo un po' la naturale regolarità prende il sopravvento, e vuole essere rispettata, nel loro piccolo, anche dagli insetti. E quindi sì, quando non ne può più l'ape la fa proprio lì. Dentro all'alveare. Sulle compagne, sulla regina, sul miele, su quello che capita. E a quel punto è un casino. Perché finché è una, pace. Ma quando tutte le api della colonia cominciano a scagazzare le une sulle altre e tutte sul miele, diciamo che in quell'alveare lì tira una brutta aria. E ai disagi causati dall'inverno si sommano quelli più gravi dovuti alle condizioni igieniche divenute assai precarie. E quell'alveare lì passa dei guai, ma seri.
Morale? Non so, forse nessuna, o forse che a volte farla fuori dal bulacco (come si dice in gergo tecnico) ha i suoi vantaggi; ma forse invece deve ancora arrivare. Perché quando dalla pena per le misere sorti di queste operose creaturine del Signore è uscita la domanda più ovvia, ovvero «E le formiche si comportano allo stesso modo?», la risposta di quel tipo che ne sa è stata su per giù «E che ne so, quelle mica fanno il miele».