mercoledì 30 gennaio 2013

Noi che


Eppure esisteva già. Posso testimoniare. Ce l'avevo anch'io. Lì, nell'armadio. Seminuovo, per giunta. Chissà quand'è stata l'ultima volta che ci ho giocato, chissà chi aveva vinto, chissà contro chi, chissà costui come l'aveva presa, chissà. E chissà chi l'aveva regalato e in quale occasione. Quello che so è che lui c'era. Con la sua bella scatola di cartone, la sua bella clessidra (!), i suoi bei dadi di legno, la sua non proprio tanto bella base di plastica arancione squillante e il suo coperchio mischiadadi abbinato, di un marroncino traslucido che ancor più del resto tradisce la sua epoca. Copyright 1979, dice il bugiardino delle istruzioni, ma anche tirando a indovinare non ci si andrebbe molto lontano. Anche perché le stesse istruzioni dicono anche, testualmente: Non inclusi: una matita e un foglio di carta che ogni giocatore potrà procurarsi in casa. Che tenerezza. Che altri tempi.
E però, per tutti gli anni che sono passati da allora, che non sono pochi, questo gioco è rimasto chiuso nella sua scatola, nell'armadio mio e di chissà quanti altri, senza che nessuno - diciamolo - gli desse mai quella gran importanza. Monopoli, Risiko, Scarabeo, altri erano i giochi che hanno fatto storia. Questo era rimasto lì, ai margini, con onestà ma senza grosse speranze di poter mai rubare la scena ai veri protagonisti.
Poi invece un bel giorno, non molto tempo fa, qualcuno, magari durante qualche trasloco, se l'è trovato per le mani, ci ha tolto alla bell'e meglio le sue due dita di polvere da sopra, e gli ha regalato, come si dice, una seconda giovinezza. Probabilmente senza crederci troppo nemmeno lui, all'inizio. E invece, chissà come, è andata che d'un tratto il mondo intero si è scoperto appassionato estimatore di un giochino che fino ad allora aveva relegato senza grosse remore in un polveroso angolino della cantina e della propria passata esistenza ludica. Tutti giù a cercar parole come se non avessero aspettato altro, come se non avessero mai smesso da quel lontano 1979, come se non se ne potesse fare a meno, come se non ci fosse un domani.
Boh. Sarà stato troppo avanti per quei tempi, quel gioco - ma a guardare quel coperchio così marroncino non sembra. Sarà che è cambiato il mezzo, e il mezzo conta. Saranno magie del social media marketing o come si chiama. Sarà stata, è molto più probabile, solo una grandissima botta di culo. Tant'è. A volte a qualcuno va così. Tutti giù a frugare negli armadi, ora.

venerdì 18 gennaio 2013

Brutte notizie

Chiude Stefan.
E mi dispiace, sinceramente. E non solo, com'è ovvio, per chi ci lavorava. Penso che perda qualcosa un po' tutta la collettività, che perda un pezzo non secondario un po' tutto il tessuto socioeconomico sarzanese. Mi stava simpatico, Stefan. Certo, ovvio, non era Gerardo, quello (quello dei tempi d'oro) resta un fenomeno unico e credo irripetibile, però anche questo, per quanto assai più simile a uno qualunque dei tanti inutili negozi che affollano le nostre varianti, spesso qualche chicca la regalava. Non tanto nel reparto vestiario, ancor meno nel settore calzature: era soprattutto la zona belinate varie a offrire di volta in volta non pochi spunti di interesse. E di conseguenza, quando capitavo da quelle parti per caso o per necessità, non di rado vi facevo volentieri tappa. In effetti, in coscienza, credo che nessuno possa affermare che non ho fatto nulla per scongiurarne la chiusura. Evidentemente quanto fatturato grazie a me non è stato sufficiente, ma resto convinto che se tutti mi avessero imitato adesso quel negozio se la passerebbe molto meglio.
Peccato.
Lo ricordo così. Anzi che niente.

domenica 6 gennaio 2013

Via,

Anche per quest'anno bene o male è andata.

Niente in confronto agli anni d'oro, però insomma, non ci si lamenta. Per un po' ce n'è.