venerdì 30 maggio 2008

Piove sulle carrozze e sui cavalli

Stamattina ero in treno, e pioveva. Dentro al treno no, non pioveva, ma fuori sì, e anche forte. Bello essere in treno quando fuori piove. Senti la pioggia che batte sul tetto della carrozza e sui finestrini e sul mondo e tu ci passi in mezzo veloce e asciutto.
Passavo accanto al cavallificio di Migliarino, in particolare, stamattina, mentre pioveva. E c'erano tutti questi cavalli lì in piedi nei loro recinti, fermi, sotto l'acqua, a bagnarsi e aspettare che smettesse. E pensavo che dev'esser brutto essere un cavallo del cavallificio di Migliarino quando piove. Oddio, anche quando c'è il sole non dev'essere il massimo, ma soprattutto quando piove. Dev'esser brutto anche essere un cavallo selvaggio in qualche sterminata prateria spazzata dal vento, quando piove, ma lì almeno hai l'illusione della libertà, di poter andare un po' più in là, dove forse piove un po' meno, o quanto meno puoi passare il tempo a verificare la fandonia secondo la quale ci si bagna di più correndo che camminando. Se il destino ti ha sbattuto in un recinto del cavallificio di Migliarino, invece, te ne stai lì e te la prendi tutta, non ci stanno cazzi. E infatti li vedevi, quei cavalli, che erano tutti incazzati neri, che smadonnavano in silenzio contro un qualche loro dio dei cavalli, inutilmente tanto quanto noi smadonniamo contro i nostri, ché tanto la pioggia non smetteva.
Poi ha smesso. Magari a quest'ora sono asciutti. Chissà.

domenica 25 maggio 2008

Più gallerie per tutti

Una delle principali caratteristiche dei mezzi pubblici è che sono, appunto, pubblici, e che quindi tipicamente insieme a noi c'è anche altra gente.

Un'altra caratteristica dei mezzi pubblici è che, sempre tipicamente, non bisogna guidare, giacché ci viene fatto credere che ci sia qualcuno che lo sta facendo al posto nostro.
Di conseguenza sui mezzi pubblici in genere, e sul treno in particolare (anche a causa della nota conformazione vis-à-vis dei seggiolini), si ha tempo e modo di osservare i campioni di umanità presenti attorno a noi, di studiare i loro comportamenti, di origliare le loro conversazioni. Specialmente quelle telefoniche. Queste, però, spesso si protraggono più a lungo del dovuto, perdendo inesorabilmente di interesse. D'altronde, spesso, uno dei momenti più divertenti delle telefonate altrui è quando vengono improvvisamente interrotte da cause esterne. Tipo le gallerie, appunto.
Sarà capitato anche a voi di assistere alla gustosa scenetta della signora che parla al telefono mentre il treno entra in galleria, di notte. Questa per un po' continua col monologo, convinta che l'interlocutore la stia ascoltando rapito dalla sua arte oratoria. Poi inizia a fare qualche pausa, attendendo segni di vita dall'altra parte. Quindi inizia a urlare "Pronto? Mi senti? Pronto? Pronto?" a volume linearmente crescente. Poi guarda il display, non ci capisce niente, riprova con qualche colpo di "Pronto?", e infine scuote la testa sconsolata, accorgendosi della galleria. Che a quel punto finisce. E si ricomincia.
Insomma, le gallerie servono. O di sicuro non fanno danni. Cioè, ne converrete: molto meglio una galleria in più che una in meno. E costruire gallerie genera comunque occupazione. Quindi: ci vogliono più gallerie.
Certo, si dirà, le gallerie costano. Obiezione accolta. Ma quello che costa (credo) non è tanto la costruzione della struttura della galleria quanto lo scavo che la precede. Cioè, prima di mettere il ferro e il cemento bisogna bucare il monte, e non è mica facile.
Un momento. Bisogna? No, non è mica detto. Si possono costruire ottime gallerie anche senza la presenza del monte. Si possono costruire anche in aperta campagna, chi lo vieta? Anche sui ponti, volendo. La loro funzione sociale di interruzione dei collegamenti radio superflui la svolgerebbero egregiamente.
No?

martedì 20 maggio 2008

Caro Pallo ti scrivo

Caro Pallo (o chi ne fa le veci),
Visto che i nostri amici lettori desiderano così ardentemente conoscere la verità tutta la verità nient'altro che la verità sui miei pensieri parole opere e omissioni, perché non completi le informazioni (false e tendenziose) che hai fornito loro narrando anche quanto avvenuto quest'oggi dopo pranzo, diciamo verso le 14, nel nostro caro stanzino di lavoro?
Prego...

mercoledì 14 maggio 2008

Biglietti prego

Usando spesso il treno, faccio l'abbonamento. E giacché sono un uomo moderno, l'abbonamento lo faccio su Internet. Per chi non lo sapesse, l'operazione funziona così: si sceglie la tratta, si paga, si riceve una mail coi dati dell'abbonamento, la si stampa, se ne ritaglia un pezzetto a forma di carta di credito, e quello è l'abbonamento. Ma così, ovviamente, basterebbe stampare 2 copie per avere 2 abbonamenti. E le Ferrovie non sono mica sceme. E allora su ogni abbonamento c'è il nome, il cognome e un codice univoco, che il controllore dovrebbe inserire in un apposito palmare per verificare la validità e la titolarità dell'abbonamento stesso.
Comodo, ma neanche tanto.
In realtà il vantaggio principale di fare l'abbonamento su Internet consiste nel poter osservare le reazioni dei controllori quando gli si consegna quel pezzetto di carta stampato in casa.
Per esempio, vi riporto alcune delle risposte che ho collezionato finora:
- Questo non l'avevo mai visto, ma è un abbonamento?

(mah, a me l'hanno venduto come tale...)
- Tutto qua?
- E cosa le devo dare?
- Ci vuole almeno un documento.
(certo, se poi gliene dò 3 o 4 è l'ideale)
- E' un abbonamento questo?
(ancora? chieda al suo collega!)
- Ah, questi sono quelli che si fanno su Internet... Eh, allora devo prendere questo... [estrae il palmare] Allora... Mi dà anche un documento, intanto? Eh, ci vuole un po' per controllarli, questi... Perché uno potrebbe anche scriverci quello che vuole, sa, farci una fotocopia... Dunque... Aspetti, eh?
(fai quello che ti pare, dammi la multa, l'ergastolo, basta che te ne vai e mi lasci dormire)
- Ma chi li avrà inventati 'sti abbonamenti qui... Qualche sindacalista che voleva far carriera...
(ma sì, buttiamola in politica che non fa mai male!)
- Grazie.
(ecco, per una volta che passa una controlloressa discreta se ne va via con un grazie)
Continua...?

sabato 10 maggio 2008

Il Gilo aiuta il pianeta?

Faccio il biglietto del treno, e mi sento ecologicamente corretto. In pace con me stesso e con l'ambiente che mi circonda. Per di più poi lo giro e vi trovo scritto quanto segue:

Il treno aiuta il pianeta: con questo viaggio hai prodotto il 92% di anidride carbonica in meno rispetto all'auto e l'88% in meno rispetto all'aereo.
Oh, ma che bello.
Poi però salgo e vedo che in tutto il treno saremo una decina di persone. E allora, come spesso accade, mi sento un po' preso per in giro, e faccio due conti (su dati Wikipedia).
Una carrozza MDVC pesa 36 tonnellate. Se sono 5 vengono 180 tonnellate. Un locomotore E656 pesa 120 tonnellate (e così in totale fanno 300 tonde) e consuma 4200 chilowatt, diconsi quattromiladuecento, non certo prodotti al 100% da fonti rinnovabili. Sugli aerei sono poco ferrato, ma il Pandino, a occhio, pesa e consuma un pochettino meno. E per trasportare 10 persone bastano 2 Pandini, ma facciamo pure 3, che si sta larghi. Comunque sia, ne avanza. Altro che 92%.
E allora, cari amici stampatori di biglietti dei treni, cominciamo a precisare un attimino meglio alcune cosette? a mettere qualche asterischino qua e là? Ecco, bravi.

lunedì 5 maggio 2008

Giornata triste

Stamani ho mangiato l'ultima fetta di panettone.
Restano solo due colombe.
Solo due.
Vacche magre all'orizzonte.
E quelle, credetemi, nel latte si inzuppano malissimo.

giovedì 1 maggio 2008