Piove sulle carrozze e sui cavalli
Stamattina ero in treno, e pioveva. Dentro al treno no, non pioveva, ma fuori sì, e anche forte. Bello essere in treno quando fuori piove. Senti la pioggia che batte sul tetto della carrozza e sui finestrini e sul mondo e tu ci passi in mezzo veloce e asciutto.
Passavo accanto al cavallificio di Migliarino, in particolare, stamattina, mentre pioveva. E c'erano tutti questi cavalli lì in piedi nei loro recinti, fermi, sotto l'acqua, a bagnarsi e aspettare che smettesse. E pensavo che dev'esser brutto essere un cavallo del cavallificio di Migliarino quando piove. Oddio, anche quando c'è il sole non dev'essere il massimo, ma soprattutto quando piove. Dev'esser brutto anche essere un cavallo selvaggio in qualche sterminata prateria spazzata dal vento, quando piove, ma lì almeno hai l'illusione della libertà, di poter andare un po' più in là, dove forse piove un po' meno, o quanto meno puoi passare il tempo a verificare la fandonia secondo la quale ci si bagna di più correndo che camminando. Se il destino ti ha sbattuto in un recinto del cavallificio di Migliarino, invece, te ne stai lì e te la prendi tutta, non ci stanno cazzi. E infatti li vedevi, quei cavalli, che erano tutti incazzati neri, che smadonnavano in silenzio contro un qualche loro dio dei cavalli, inutilmente tanto quanto noi smadonniamo contro i nostri, ché tanto la pioggia non smetteva.
Poi ha smesso. Magari a quest'ora sono asciutti. Chissà.