sabato 29 ottobre 2011

Doveva succedere, è successo.

Oggi, 29 ottobre 2011 (Sant'Onorato di Vercelli, ma poi anche Sant' Abramo, San Colman di Kilmacduagh, San Dodone di Wallers-en-Fagne, San Feliciano, San Gaetano Errico, San Narciso di Gerusalemme, San Teuderio e San Zenobio di Sidone - e scusate se è poco), dicevo, oggi ho preso la decisione. Era un po' che ci rimuginavo su, in fondo era chiaro che era solo questione di tempo, ma ci voleva del coraggio. Oggi l'ho fatto. Ho radunato e insacchettato, e subito dopo pranzo conferirò negli appositi contenitori per la raccolta indifferenziata siti in fondo alla strada, quanto segue:

E dedicare almeno un post, un singolo misero post, alla memoria di tutti loro, mi sembrava doveroso. Il minimo, proprio.
Addio.

domenica 16 ottobre 2011

Rialfabetizzazione


So di non dirvi niente di nuovo se vi faccio notare che la disposizione dei tasti su una comune tastiera è la seguente:
Q W E R T Y U I O P
 A S D F G H J K L
  Z X C V B N M
E però, ne converrete, si tratta di una disposizione alquanto bizzarra e per nulla intuitiva. Certo, ormai tutti noi ci abbiamo fatto l'abitudine, e quindi ci sembra naturale che l'ordine dei tasti sia proprio questo, ma le prime volte che uno si trova ad avere a che fare con una tastiera l'individuazione e la memorizzazione delle posizioni di tutte le lettere sono operazioni niente affatto immediate.
Com'è noto, i tasti sono stati disposti in questo esatto modo per due motivi fondamentali: evitare che coppie di lettere utilizzate spesso consecutivamente fossero vicine, in modo da non far incastrare i martelletti delle macchine da scrivere, e d'altra parte far sì che coppie di lettere utilizzate spesso consecutivamente si trovassero una nella parte destra e una nella parte sinistra della tastiera, in modo da velocizzare la scrittura a due mani. Tutto ciò ha senso. Bene.
Ma indipendentemente da questa nota storica e dalla plausibilità delle motivazioni che hanno portato a disporre i tasti così, così sono e così ce li teniamo. È tardi per cambiare. Pensate un po' a quante tastiere e a quanti provetti dattilografi ci sono al mondo. No, non si può.
Però, pensate a come sarebbe più semplice l'uso della tastiera se i tasti fossero messi in ordine alfabetico. Un po' come i numeri su un telefono, che sono ordinati dall'1 al 9, mica messi giù a caso.
Ma, come abbiamo visto, cambiare l'ordine dei tasti introdurrebbe più problemi di quanti potrebbe risolverne, perché ormai la gente si è abituata così, e l'abitudine è una brutta roba, quando ci si mette.
La soluzione?
C'è.
Cambiare l'alfabeto.
Tanto, dico, che senso ha, che utilità pratica ha che l'ordine alfabetico sia proprio A, B, C, D, E eccetera? Sinceramente non mi viene in mente nessun motivo valido. E allora via, si cambia. Ci si mette d'accordo, e un bel giorno si rimette in ordine l'alfabeto. E così, come per magia, la disposizione dei tasti viene a coincidere con l'ordine alfabetico. I vocabolari si adegueranno, gli elenchi telefonici chi li usa più. E le nuove generazioni le si prende da piccole e si comincia a insegnargli, anziché l'ABC, il QWE: su, da bravo, bambino, Q, W, E, R, T, Y...
Allora, su, quando si comincia?

sabato 8 ottobre 2011

Il semaforo se ne frega


Sarò strano, lo so, ma il semaforo mi sta simpatico. Il semaforo è democratico. Il semaforo quando è rosso è rosso. E quando è rosso bisogna fermarsi, tutti. Quello col Cayenne e quello col Pandino. Certo, uno può anche passare col rosso, ma lo può fare chiunque, quello col Cayenne come quello col Pandino. L'eventuale sanzione che viene dopo, magari, non è equa, perché non tiene conto del differente impatto che una multa di pari importo ha sul bilancio di un proprietario di Cayenne e di un proprietario di Pandino. Ma il semaforo, lui, non ne ha mica colpa.
Le rotonde no, non sono così. Alla rotonda quello col Cayenne sgasa e si butta in mezzo di prepotenza e quello col Pandino rimane inchiodato lì, sempre se è così fortunato da non essere stato spalmato sull'asfalto da quello col Cayenne di cui sopra. Al semaforo no, al più quando è verde uno sgomma e l'altro sgomma meno, ma finché è rosso si rimane tutti lì, buoni buoni, zitti zitti.
Già i semafori dei treni non sono altrettanto egualitari, fermano i regionali e fanno passare gli intercity, anche se questo ha già una sua logica. Ma i semafori stradali non guardano veramente in faccia a nessuno, fanno come gli pare, non sentono seghe. E mi stanno simpatici.