venerdì 26 dicembre 2008

Dica trentatrè (dieci)

Ho prepensionato il mio buon vecchio caro fidato telefono cellulare.
A malincuore.
Me l'avevano dato nel 2001, era già usato ma funzionava, così come ha continuato a funzionare fino a ieri, e chissà per quanto altro tempo avrebbe potuto tirare avanti. In fondo ci ho telefonato solo per 59 ore, 27 minuti e 2 secondi, di cui 44 ore e rotte di chiamate ricevute. Robetta.
Era un 3310, ai tempi un bel pezzo di cellulare, ma non serve che ve lo descrivo, ne hanno prodotti a miliardi, chi non ne ha avuto uno? Solo che poi la gente l'ha cambiato. La gente s'è comprata uno di quei cellulari moderni con due schermi da 16777216 colori cadauno, che però si vedono solo nelle notti senza luna, sono più larghi del doppio e si sgraffiano esattamente allo stesso modo di quelli monocromatici a cristalli liquidi. E allora la gente per non farli sgraffiare ha messo intorno ai cellulari l'apposito goldone, in plexiglas o in cachemire fatto all'uncinetto, che così almeno l'aggeggino si allarga un altro po', che ne aveva proprio bisogno. La gente mette nei cellulari suonerie indecenti, oppure usa capolavori assoluti della musica come suonerie, e non so cos'è peggio. La gente dietro a quei cellulari ha la macchina fotografica a millemegapixel con cui fa le foto al cane a risoluzioni inaudite per poi vederle (se non c'è il sole) sul display da 2 pollici del cellulare stesso. La gente ha cellulari con sistemi operativi multitasking multiutente multipiattaforma e poi si lamenta che il cellulare è lento, e magari si becca anche qualche virus che gli dissangua il credito, ma io non piangerò per loro per questo. Io magari sbaglio, ma il cellulare lo uso per telefonare, e poco anche per quello. E il 3310 assolveva perfettamente questo compito.
Ma io, in genere, sono sempre portato a pensare che se una cosa la fanno tutti non può essere molto sbagliata, qualche fondo di ragione ci dev'essere. Tant'è che - vi dirò - tempo fa, allorché ricevetti il mio primo stipendio e mi sentii improvvisamente ricco, buttai 49,90 euro in un cellulare nuovo, col suo schermino a colori (pochi ma colorati) e la sua macchinina fotografica. Lo usai per qualche mese, ma poi mi feci la fatidica domanda: Perché? E non trovai risposte soddisfacenti, e riesumai il mio 3310. Anche perché nel frattempo l'avevo personalizzato di brutto: a parte lo sfondo e la suoneria, ci ho incollato un adesivo "RNC 62" a ricordo del mio primo lavoro, ho annerito con la matita tutte le rientranze, ho reso satinato il retro con la cartavetra, ho bruciato un punto con la candela...
Ormai però la batteria (la seconda: quella originale ci ha già lasciati da un pezzo) non ce la fa proprio più. E di comprarne una terza non mi sembra il caso. E così ho preso la decisione. Proprio ieri, in casuale concomitanza col Natale (ah, auguri), ho ripreso il cellulare nuovo, che nel frattempo tanto nuovo non lo è più, abbandonando al suo triste destino il mio caro buon vecchio 3310. Salutandolo indegnamente con questo post.
Drin.

domenica 21 dicembre 2008

Comunicazione interna

Un addetto del reparto drogheria chimica è atteso in reparto. Ripeto, un addetto del reparto drogheria chimica in reparto, grazie.
Lo sento, questo annuncio, quasi ogni volta che vado in quel tale ipermercato, e ogni volta mi fermo e sogno.
Che posto meraviglioso... Il reparto drogheria chimica... Altro che la fabbrica di cioccolato... Pensate... Tutti gli scaffali pieni zeppi di droghe chimiche... Uno gira per il reparto, prende una droga chimica sottocosto qua e una là, poi passa alla cassa e vola via verso nuovi mondi... E che meraviglia quando nel reparto ci sono le gentili signore che offrono gli assaggini di droghe chimiche... E l'addetto del reparto drogheria chimica, come me lo vedo... Capellone, sempre sballatissimo, sfatto, sudato, pupilla dilatata, mano tremante, che importuna tutti i passanti con o senza carrello chiedendo la mille lire... La mille lire, sì, perché in effetti è rimasto un po' indietro, ma lui non se ne cura... Lui è l'addetto del reparto drogheria chimica...
Basta, mando il curriculum al reparto drogheria chimica. Uno qualunque.

mercoledì 17 dicembre 2008

Aneddotica ferroviaria

L'altra sera invece ero in treno, fermo, aspettando di partire. Ero a Pisa centrale, che è una stazione grandicella, mica a Scorcetoli. E a un certo punto vedo il macchinista, là davanti, che scende, attraversa il marciapiede e si mette ad armeggiare con uno dei fanali della locomotiva del treno fermo sul binario accanto al nostro. E adesso questo cosa fa?, penso. Niente ha fatto, ha solo aperto il fanale dell'altro treno, ha svitato la lampadina, l'ha avvitata in uno dei fanali del suo, ovvero del nostro, treno, e siamo partiti. Tutto qua, sì. Ma che spettacolo le Ferrovie.

giovedì 11 dicembre 2008

1000 dB€ al mese

Tutti che parlano di crisi, di recessione, inflazione, deflazione, stagnazione e robaccia del genere. Io non lo so, non sono un esperto, ma se son tutti così preoccupati dev'essere un casino grossetto per davvero. In sostanza, per quel poco che ci ho capito, succede che a un certo momento per un qualche motivo la gente si convince di avere pochi soldi da spendere e allora inizia a comprare meno roba, le fabbriche producono meno roba e licenziano i dipendenti, i dipendenti licenziati hanno ancora meno soldi da spendere, e così via. E non se ne esce. Già, hanno proprio ragione, bel casino.
Bisognerebbe proprio evitare di entrare nel circolo vizioso, se possibile. E come si fa? Evitando che la gente si senta povera. Evitando che uno pensi di non potersi permettere un certo prodotto. Chiaro che se una persona vede che una Mito costa 20000 euro (ventimila!) si tiene la sua Panda. Bisognerebbe fargli credere che le cose, soprattutto quelle care, abbiano prezzi più abbordabili.
E come?
A me un'idea m'è venuta, e ve la illustro. Stando a quel poco che mi ricordo dei lunghi anni di università, infatti, qualcuno un bel giorno ha inventato una robetta che potrebbe fare al caso nostro. Dunque. Detto in parole povere, data una grandezza x, questa si può esprimere in decibel (dB) facendone il logaritmo e moltiplicandolo per 10. Ovvero, a grandi linee,

x[dB] = 10 * Log (x).
Lo so, non è esatto, x dovrebbe essere un rapporto e così via, ma il concetto è quello. Bene. E a cosa serve tutto ciò? Serve a gestire facilmente valori che possono variare in un intervallo molto ampio: utilizzando i decibel si ottengono numeri più semplici da maneggiare. Ad esempio, 1000 corrisponde a 30dB, 1000000 corrisponde a 60, 1000000000000 a 120, e così via.
E allora?
Allora basterebbe utilizzare i decibel anche per i soldi. In pratica si introdurrebbe una nuova moneta, che si chiamerà decibeuro o dibieuro o roba del genere (simbolo dB€), con la quale si dovrebbero esprimere i prezzi di beni e servizi (non gli stipendi, se no il gioco s'inceppa). Così una Mito costerebbe solo 43 dB€ (solo 4 più di una Panda!), una casa decente si comprerebbe con 54 dB€, e chi non avrebbe (o penserebbe di avere) 54 dB€ da spendere? Anzi, ne lascerebbe anche 1 di mancia. E un altro vantaggio si avrebbe nel malaugurato caso di un aumento dei prezzi: suvvia, solo un miserabile pezzente si farebbe turbare da un aumento di 3 dB€ prima di capire che in realtà quel prezzo è raddoppiato. E nel frattempo l'economia riprenderebbe a girare, le fabbriche riaprirebbero, e il mondo sarebbe migliore. Forse.

sabato 6 dicembre 2008

Post su commissione incompiuto

L'autore di quello che al momento è l'ultimo commento all'ultimo post mi ha fatto una richiesta, tempo fa. E se conosceste il soggetto in questione, credetemi, fareste il possibile per soddisfare ogni sua richiesta, o quasi. Oddio, in effetti è quasi un anno che mi ha chiesto questa cosa. Però non avrà avuto mica fretta. Spero.
Il fatto è che il tizio, quasi un anno fa, mi aveva chiesto con cortese insistenza di scrivere un post su Buona Domenica. Costui infatti sostiene (e chi gli dà torto?) che con ogni probabilità all'interno di tale simpatica trasmissione televisiva potrei facilmente trovare svariati spunti per altrettante profonde riflessioni.
E di fronte ad una tale richiesta proveniente da una tale persona potevo forse rifiutare?
Sfortunatamente, però, da diversi anni non mi capita di essere costretto a passare una domenica pomeriggio a letto: di conseguenza non ho modo di visionare la trasmissione in questione. E d'altronde mi riesce abbastanza difficile parlare di cose che non conosco, il che, a parte il blog, costituisce un problema di non secondaria rilevanza anche nella vita vera.
Rebus sic stantibus (si apprezzi la botta di cultura), i casi sono due:
1) Qualche lettore produce un post decoroso sull'argomento e me lo invia, e io lo ringrazio e lo pubblico.
2) Qualche lettrice mi attacca una qualche malattia venerea a sua scelta, offrendomi così l'opportunità di rincoglionirmi tutta la domenica davanti alla TV e di produrre il post conseguente, e io la ringrazio ancora di più e lo pubblico.
A voi la scelta. Intanto avete tempo, pare che almeno fino a stasera sia ancora sabato.

lunedì 1 dicembre 2008

Consenso informato

Ho fatto il vaccino contro l'influenza. Perché? Di certo non per evitare il rischio di assenze dal lavoro per malattia, giacché sono consapevole che una mia assenza di sei mesi non recherebbe danni apprezzabili al progetto, all'azienda e al sistema Paese. No, l'ho fatto solo per evitare di dover prendere tutte quelle piccole precauzioni quotidiane che dovrebbero servire ad evitare il contagio, e perché, stante la mia proverbiale fortuna, se mi dovessi ammalare sarebbe sicuramente sotto Natale. Comunque sia, dicevo, ho fatto il vaccino. Il che significa che ho dovuto fare una puntura. Cioè che un pezzo d'acciaio ha dovuto forare il mio caro tessuto epiteliale penetrando all'interno di un qualche fascio muscolare a caso, e una volta dentro ha dovuto immettere mezzo millilitro di uno strano liquidino biancastro tra una fibra e l'altra dell'incolpevole muscolo prescelto.
Tutto questo alla fine del 2008.
Ammetterete che si tratta di un'operazione alquanto primitiva. Voglio dire, con tutti i progressi che sono stati compiuti nel corso di tre millenni di scienza medica, con tutte le schifezze che si creano oggidì con l'ingegneria genetica, con le nanotecnologie, con tutte quelle robe lì, è mai possibile che per fare un cavolo di vaccino contro una malattia stupida come può essere l'influenza ci sia bisogno di una puntura? Che non si possa prendere una banalissima pasticca? A me sarà che le cose che mi entrano dentro mi piacciono poco, ma mi pare una tale assurdità. Cioè, cari amici medicastri, riuscite a incrociare meduse con elefanti, trapiantate organi come cambiare lampadine a una Panda, studiate metodi complicatissimi per debellare malattie che colpiscono un individuo su tre miliardi e spesso di striscio, e ci volete venire a raccontare che davvero per fare un vaccino ci dovete per forza perforare tutti?

Ma chi volete prendere in giro?
Via, ditelo che vi divertite. Confessatelo, su, non c'è mica niente di male. Siete esseri umani anche voi, in fondo. E spesso vi tocca rovistare in mezzo a roba oggettivamente schifosa, piaghe, pustole, bubboni, secrezioni strane, sangue&merda. Avrete pur diritto di divertirvi, ogni tanto. E allora, in quei vostri convegni tenuti casualmente in rinomate località di villeggiatura in giro per il mondo, vi mettete tutti d'accordo e ci raccontate che vi dispiace tanto ma purtroppo vi tocca bucarci. E così sfogate su di noi i vostri inconfessabili istinti sadici. E sia. A noi in fondo ci basterebbe saperlo...