domenica 28 ottobre 2007

Unhappy hour

Stanotte è tornata l'ora solare. Non è la prima volta, succede ogni anno da un po' di anni, e probabilmente succederà ancora. Ogni volta che cambia l'ora, i telegiornali dedicano all'evento il loro bel servizio. Parlano degli effetti positivi e negativi della questione, intervistano l'Esperto, eccetera. Non dev'essere facile trovare qualcosa di diverso da dire ogni volta. Eppure, stranamente, non ho mai sentito nessuno che parlasse del vero, principale problema dell'ora legale: L'ora legale limita la nostra libertà di parola.
Certo.
Per ben due giorni all'anno non si può rispondere "L'ora di ieri a quest'ora" a chi ci chiede che ore sono.
Non sembra, ma due giorni all'anno sono quasi lo 0,55% del nostro tempo. Si sono fatte rivoluzioni per molto meno. Pensiamoci.

lunedì 22 ottobre 2007

Riceviamo e pubblichiamo

Prosegue la serie dei post inviati da voi lettori.
Guardate che roba siete riusciti a produrre stavolta, e continuate così! (se vi pare)

Sopra la mala progettazione

Le matite, per esempio. Oggi ne hanno inventate di bellissime, quelle con la punta che esce cliccando un pulsantino o la gomma che si allunga ruotando il tappo. Una volta non era così, c'erano quelle di legno con le righe gialle e nere, da temperare spesso.
  
Indubbiamente la tecnologia ci ha fatto un bel regalo. Anzitutto perchè ci evita di comprare assieme alla matita anche un temperamatite, ma soprattutto perchè pone finalmente fine a uno spreco tanto evidente quanto taciuto: l'inutilizzo della parte finale. Voglio dire, finchè la matita è lunga la si tempera facilmente, e non ci sono nemmeno problemi a impugnarla. Ma quando diventa corta, chi è più capace di usarla senza ricorrere a improbabili contorsioni delle dita? Non è mica facile. E allora che si fa? Alcuni preferivano, data l'ultima temperata, usare il mozzicone fino all'ultimo, finchè la punta da acuminata si riduceva a un piatto che produceva un tratto assolutamente illeggibile. Altri (i più) erano costretti a buttarla via.
  
Ma mi dico io: possibile che nessuno ci abbia mai pensato? In fondo non ci voleva tanto: bastava fare una parte finale con il solo legno. Le case produttrici ci avrebbero risparmiato sulla grafite, e pure i consumatori avrebbero cestinato la cariatide con un po' più di leggerezza. Eppure non l'hanno fatto. Perchè?
  

venerdì 19 ottobre 2007

Sul diossido di idrogeno

Dice che l'acqua è poca, che tra un po' non ce n'è più, che non bisogna sprecarla, eccetera. E sarà senz'altro così, intendiamoci.
Però non mi è chiara una cosa.
Il gas si estrae, si brucia, e dopo non c'è più. Dopo c'è anidride carbonica, acqua, calore, e forse qualche altra schifezza. Bene. Ma l'acqua no, l'acqua rimane. Cioè, ad esempio, a Sarzana l'acquedotto la prende dal fiume in un certo punto e il depuratore la ributta nel fiume un po' più a valle. Certo, se la si inquina è un altro conto. Ma se si lascia semplicemente aperto il rubinetto, a parte sprecare l'energia che ci vuole per pomparla e depurarla eccetera, che male si fa?
Poi, come sempre, sarò io che sono ignorante...

giovedì 18 ottobre 2007

Un tuffo dove l'acqua è più rossa

Carissimi visitatori di questo eccelso blog, ho una domanda da porvi.
Essendo persone dotate di una certa cultura, avrete certamente presenti le voci riguardanti una fantomatica sostanza che, disciolta nell'acqua della piscina, reagendo con l'urina si colorerebbe di rosso in modo da segnalare eventuali comportamenti scorretti da parte di qualche utente.
Orbene (e dico orbene), qualcuno di voi può in tutta onestà affermare di aver sperimentato direttamente tale fenomeno? Sia da protagonista che da spettatore, intendo. Qualcuno può testimoniare di aver visto coi propri occhi (i cugini degli amici dei fratelli non valgono!) l'acqua di una piscina arrossarsi? Qualcuno conosce il nome della sostanza in questione e magari la reazione chimica che avviene? O si tratta banalmente di una delle mille e mille leggende metropolitane che circolano inesorabili nella società contemporanea?
In quest'ultimo caso potrei anche iscrivermi in piscina.

martedì 16 ottobre 2007

Un post che non c'è

Volevo scrivere un post su questa notizia apparsa oggi su Repubblica.it :

Germania, Armin Meiwes nel 2001 aveva ucciso e divorato un uomo conosciuto in rete
Condannato a soli 8 anni e mezzo di carcere perché la vittima era consenziente
Intervista shock al cannibale di Rotenburg
"La carne umana è buona e sa di maiale"
Nessun rimorso: "E' una bella sensazione sapere che adesso lui è diventato parte di me"
Ma cosa si può aggiungere a una notizia del genere? In pratica questo ha conosciuto un tizio su Internet e si sono messi d'accordo che lui lo avrebbe mangiato. Quello è andato a casa sua, e lui prima lo ha evirato, gli ha cucinato il pistolino e gliene ha gentilmente offerta una porzione; poi lo ha accoltellato, diviso in parti e congelato. E intanto ha filmato tutto. Poi se l'è mangiato un po' per volta.
Dicevo: non saprei proprio cosa aggiungere. E quindi questo post non ha ragione di esistere. Fate conto che non ci sia. E buon appetito.

lunedì 15 ottobre 2007

Riceviamo e pubblichiamo

Il presente post ne inaugura una serie contenente scritti mandatimi da fedeli lettori di questo blog che (comprensibilmente) anelano a veder pubblicata una loro opera su queste pagine.
Ecco la prima:

Le 5 regole per un uso corretto di FAZIUS:
1 - Fazius è nato per obbedire
2 - Fazius farà tutto quello che gli chiedi
3 - Ricompensare Fazius con il biscottino
4 - Se Fazius sbaglia va cazziato duramente
5 - Non esitare a punire Fazius con pene corporali

Se anche voi desiderate comparire in questo spazio, non esitate a inviarmi quelli che ritenete i vostri componimenti migliori, o i peggiori, come vi pare.
E' gratis (per ora).

giovedì 11 ottobre 2007

Scarpe strette (eppur bisogna andar)

Sempre nel caso in cui ve lo siate perso:
Ieri sera un illuminante servizio di Striscia la notizia parlava di un problema con le nuove divise della polizia. In pratica hanno ordinato qualche migliaio di paia di scarpe da donna, ma poi si sono accorti che erano tutte troppo strette. Erano tutte due numeri in meno di quello che avrebbero dovuto. Quelle con scritto 39 in realtà erano del 37, quelle con scritto 40 erano del 38, eccetera. Hanno anche preso una tipa, le hanno fatto provare una scarpa del suo numero, e oggettivamente non le entrava. Di conseguenza, dicevano, quelle scarpe andavano tutte buttate via. Un bello spreco di denaro pubblico.
Complice una zanzara tigre siberiana, ci ho riflettuto sopra tutta la notte. Non è possibile che non abbiano pensato di dare a chi porta il 37 le scarpe con scritto 39, a chi porta il 38 quelle con scritto 40 e così via. No, non è possibile. E' così semplice. Ci arrivo persino io. Certo, se ne butterebbe qualcuna, ma mica tutte. Che diamine, sono poliziotti, mica carabinieri.
E poi parlano di fiducia nelle forze dell'ordine.

mercoledì 10 ottobre 2007

Basta poco?

A leggere i giornali, a guardare la televisione, a sentire la radio, e soprattutto a girare per Internet sembra così facile. Tutti che parlano, tutti che tutti i giorni trovano qualcosa di cui parlare e non si lasciano mai sfuggire l'occasione per farlo, tutti che hanno qualcosa di interessante da far sapere al mondo, tutti che sfornano commenti sagaci agli avvenimenti più recenti, tutti che passano da una mirabolante avventura all'altra e ne mettono al corrente l'umanità intera, tutti che producono esaltanti componimenti in prosa o in rima oppure opere grafiche o fotografiche intrise d'Arte...
Uno dice: Che ci vuole? Mi faccio un blog e faccio sentire anch'io la mia voce al mondo. E lo fa.
E invece non è mica così facile. Capita di non aver niente da dire, certi giorni. E visto che si ha la fortuna di non essere obbligati a scrivere per contratto (ma come faranno quelli?), per un po' non si posta. Ma non è neanche giusto abbandonare i propri affezionati lettori abituali a loro stessi per troppo tempo. E allora talvolta si scrive un post inutile, uno che fa solo volume, che serve solo a dire sono ancora vivo.
Un post come questo.

venerdì 5 ottobre 2007

I racconti della mensa

Essendo un amante del rischio, oggi in mensa ho preso le seppioline. In genere sono gommose, dure, insipide. Oggi no. Cioè, un po' meno del solito. Non erano saporitissime, ma si riuscivano a masticare. Non capivo il perché. Poi ho guardato meglio. C'era una riga bianca in una delle scanalature. Erano quelle a mescola morbida.

giovedì 4 ottobre 2007

Immaginazione

C'è una pubblicità di una certa marca di automobili che dice: Immaginate tutto quello che [quella marca] può fare per voi. Io ci ho provato, mi sono impegnato, ho usato tutta la mia fervida immaginazione, ma l'unica cosa che sono riuscito a immaginare che quella marca possa fare per me è la seguente: Una macchina.
Avete qualche idea migliore, voi?

mercoledì 3 ottobre 2007

Trenitalia continua a stupirci

Stavolta treno normale, carrozza da medie distanze a vestiboli d'estremità (ammesso che si chiamino così) neanche particolarmente pulita, cesso statico vecchio stile. Ma che controlloressa! Mi sarei fatto fare anche la multa, da quella controlloressa lì. E non solo.

lunedì 1 ottobre 2007

Trenitalia sa stupirci, se vuole

Gente, prendete il Vivalto. Subito. Non importa dove va, non importa che non ci dovete andare: dovete prenderlo, e presto, prima che i soliti imbecilli lo devastino.
Ci sono le prese di corrente e i tavolini ripiegabili e ben 6 telecamere in ogni carrozza (ma chi li guarderà mai tutti quei noiosissimi filmini?).
Ci sono le due porte tra una carrozza e l'altra che si aprono automaticamente insieme, e in effetti se uno ne apre una tipicamente deve aprire anche l'altra, bastava pensarci.
Ci sono i monitor che dicono la velocità, la temperatura esterna e interna, la prossima fermata e anche i minuti di ritardo, come se fossero un problema, come se una volta a bordo del Vivalto non si desiderasse restarci più tempo possibile.
E soprattutto: non importa se non vi scappa, dovete assolutamente provare il bagno del Vivalto. Quel cesso conico metallico con sciacquone in due fasi e ciambella rotante autolavante non ve lo potete perdere. Scommetto che starete chiusi lì buona parte del viaggio azionando continuamente lo sciacquone solo per vederla girare, e vorrete tutti un cesso così anche nei vostri antiquati bagni.
E tutto ciò compreso nei pochi spiccioli che costa il biglietto di un treno regionale.
Stupefacente.
Ah, per la cronaca, sabato ho viaggiato per la prima volta su un Vivalto: si era capito?