mercoledì 29 aprile 2009

Leggi legali

AVVISO AI VIAGGIATORI
Chi viaggia sui treni senza biglietto o con il biglietto non convalidato incorre in una multa di importo minimo di 50 € o, nelle regioni dove prevista, di importo minimo a norma di legge.
Questo, testualmente, il contenuto della parte iniziale ed essenziale di un cartello comparso, negli ultimi tempi, nei vestiboli di numerosi convogli tra quelli che percorrono ogni giorno le nostre benemerite strade ferrate. Ma ciò che in questa sede interessa, per una volta, non è tanto la mera questione ferroviaria quanto piuttosto l'ultima parte del messaggio. Cosa dice? Dice che se tu violi la legge non acquistando o non convalidando il biglietto loro ti fanno sì una multa, ma te la fanno a norma di legge.
Qui, proprio qui cari signori, qui nel miasmatico vestibolo di un barcollante treno regionale, siamo di fronte ad una brillante applicazione pratica del caro vecchio principio di legalità. Ebbene sì, nientepopodimenoché. Qui si afferma che il controllore non può stabilire ad personam l'importo della multa, neanche dietro corresponsione di favori sessuali di qualsivoglia natura (siete avvertiti), ma deve attenersi strettamente alle norme in vigore in quel momento in quel luogo. Altrimenti infrange la legge, andando incontro a sua volta a sanzioni che si auspica siano stabilite per legge (in caso contrario si entra in un cul de sac, che non è mai piacevole).
Poi, essendo il treno un mezzo che per sua natura si suppone in moto da un luogo all'altro, si potrebbe discutere sulla reale applicabilità di una norma basata sulla regione in cui ci si trova al momento del controllo, o più efficacemente, alla vista del controllore, si potrebbe valutare se sia conveniente pagare subito la multa o temporeggiare finché il treno non varchi il confine di una regione meno esosa. Non senza notare che comunque la norma non stabilisce limiti superiori all'importo della multa, demandando tale potere alla funzione giurisdizionale incarnata dal controllore. Di conseguenza, forse non è il caso di farlo incazzare fingendo di cercare il biglietto fino in Molise. Pensateci.

mercoledì 22 aprile 2009

Sette&Trenta

In questi giorni ho fatto il 730. Non è che abbia granché da dichiarare e ciononostante suppongo che mi arresteranno 10 minuti dopo che l'avrò presentato, perché chissà cosa ci ho scritto in quel 730, ma non è questo il punto. E' che fare il 730 mi piace. Mi dà soddisfazione. Non che mi diverto a pagare le tasse, intendiamoci, però mi piace proprio la fase di compilazione del modello. Perché nel modello 730 c'è tutto. Tutte le entrate e tutte le uscite che uno (uno normale) può avere, lì ci sono. Ordinate, incasellate, precise. In 4 paginette c'è un posto per ogni cosa e ogni cosa va al suo posto. Certo, per riempire quelle 4 paginette ci sono 84 pagine di istruzioni, ma seguendole correttamente tutto torna. Ci sono i quadri e dentro i quadri i righi e dentro i righi le colonne e le caselle e i riquadri e i campi... C'è il posto per scrivere quanto hai preso e quanto hai dato e quanto hai dato in meno e quanto hai preso in più e viceversa e non solo, e tutto già predisposto. C'è un ordine superiore che si manifesta nel 730.
E poi combacia tutto. Non solo nei riferimenti interni al 730 stesso ma anche nei punti dove si rimanda a altri moduli. Ad esempio, tu leggi nelle istruzioni "Indicare nella colonna 2 l'importo risultante dal punto 77 del CUD 2009 ovvero, in presenza di più CUD, la somma degli importi indicati nei punti 77 dei CUD 2009 per i quali risulta compilato anche il punto 78". Ebbene, tu lo leggi e, reso scettico da quel minimo di esperienza sulle cose della vita che hai accumulato fino a quel giorno, controlli il CUD pronto a non trovare alcuna traccia di un qualunque punto 77. E invece no, il punto 77 c'è e contiene un numero che, anche a logica, potrebbe entrare proprio nella colonna 2 che stai compilando. E allora, con la gioia negli occhi e la pace nel cuore, ricopi il contenuto del punto 77 nella colonna 2 (arrotondandolo opportunamente), sorridi e passi oltre. Alla fine due belle firmettine per destinare l'otto e il cinque per mille ai meno peggio, una leccata alla relativa busta (unico vero difetto del 730: la colla della busta ha un sapore pessimo. Ma glielo perdoniamo), e anche per quest'anno il mio dovere di contribuente l'ho finito. Purtroppo.

giovedì 16 aprile 2009

Camaiore Lido - Capezzano

Già ci passo un sacco di tempo, in treno. Un po' perché la tratta non è breve e un po' perché i posti in cui fermarsi non sono pochi. Ma sulla distanza da percorrere c'è poco da discutere, quella è, e d'altra parte, via, in certe stazioni non si può non fermare. Certo, si potrebbe almeno evitare di peggiorare ulteriormente la situazione. E invece.
E invece da Pasqua hanno deciso di cambiare gli orari, hanno messo tanti bei trenini, tutti allo stesso minuto, una meraviglia. E però si sono fatti un po' prendere la mano. E il treno che prendo io al mattino (e al mattino presto), che già era stato anticipato di 4 minuti a dicembre, l'hanno ulteriormente anticipato di altri 3. E sono quei 3 minuti che possono fare (e spesso faranno) la differenza tra prenderlo e perderlo. Ma almeno, direte, si arriverà 3 minuti prima. E invece no. Si parte 3 minuti prima per fare una fermata in più. E dove? A Camaiore Lido - Capezzano.
Ora, se non siete di queste parti probabilmente non conoscete la stazione di Camaiore Lido - Capezzano. In realtà anche se siete di queste parti forse avrete la fortuna di non conoscerla. Non vi perdete molto, credetemi. Sono due binari immersi nel nulla, sotto un cavalcavia, con una costruzione sigillata a fianco. Qualche casetta di qua e di là, ma nulla che giustifichi una stazione. In effetti più che di stazione si dovrebbe parlare di fermata, ma non è questo il punto. A parte i tecnicismi, resta il fatto che a Camaiore Lido - Capezzano saliranno e scenderanno sì e no 15 persone al giorno, compresi i capitreno (o capotreni? boh) che devono controllare che tutta la gente che doveva scendere sia scesa e quella che doveva salire sia salita. Un compito non impossibile, a Camaiore Lido - Capezzano, tuttaltro.
E io mi devo svegliare 3 minuti prima, o meglio rischiare di perdere il treno, per far scendere e risalire il controllore (e tipicamente solo lui) a Camaiore Lido - Capezzano? E no, cavolo, non è giusto. Niente contro gli abitanti di Camaiore Lido né contro quelli di Capezzano, per carità, loro hanno tutto il diritto di chiedere che i treni fermino nella loro stazioncina. Ma ci dev'essere anche un'autorità superiore che dice no, caro abitante di Camaiore Lido - Capezzano, tu ti fai 4 chilometri e il trenino lo vai a prendere a Viareggio, perché non si può far fermare i treni sotto casa di chiunque.
E' che questa autorità superiore probabilmente abita a Camaiore Lido e/o a Capezzano, e così si spiega tutto. E quindi, in mancanza di una sollevazione popolare, o almeno di un referendum abrogativo della stazione di Camaiore Lido - Capezzano, che mi vedrebbe tra i primi firmatari, lasciatemi almeno il sacrosanto diritto di mugugno.

venerdì 10 aprile 2009

In un giorno d'ottobre, in terra boliviana

Evento n. 1. Stamattina a colazione ho mangiato una fetta di panettone (la penultima della scorta, per l'esattezza: domani l'ultima, e si noti la precisione).
Evento n. 2. Oggi a pranzo ho mangiato una fetta di colomba (la prima dell'anno, per l'esattezza: ma solo per l'esattezza).
E niente, partendo dalla coincidenza temporale tra questi due eventi e avendone voglia e sapendoci un po' fare credo che si potrebbe scrivere un bel post. Un post sul tempo e sui suoi passaggi, sulla sua ciclica linearità, sulla sua esistenza, natura e misura, sulla simultaneità, volendo anche sulla relatività. Un post sulle stagioni, appunto.
Oppure, volendo volare lievemente più bassi, un post sulle feste comandate e sui loro simboli e significati pagani, sulla necessità dei riti, sulle convenzioni sociali, sulla standardizzazione dei prodotti dolciari da forno a lievitazione naturale e soprattutto del loro unico impasto.
Un post di un certo livello, in ogni caso. Ma, come ormai ampiamente dimostrato, non è questo il luogo adatto per un tale post. E quindi vi beccate questo qua. Brutto, inutile e con un titolo che non c'entra niente. Così imparate.

domenica 5 aprile 2009

Standardizzazione mancata

Ormai forse è tardi, ormai non c'è più niente da fare, ormai è andata così e così sarà per sempre. Non resta che rassegnarsi. Però dispiace. Perché sarebbe bastato così poco, allora. Certo, bisognava pensarci per tempo. Bisognava individuare il problema prima che si manifestasse in tutta la sua irreversibile evidenza. Non era facile, lo so, ma si poteva fare. Bastava parlarsi, mettersi d'accordo, sedersi intorno a un tavolo e arrivare a una conclusione condivisa. In questo caso forse una soluzione di compromesso non sarebbe stata accettabile, no, questa era una di quelle situazioni in cui o si sta di qua o si sta di là: però sono convinto che a quel tempo con un po' di buona volontà ci se la potesse fare.
Si prendeva un bel tavolo, qualche sedia comoda, bottiglie d'acqua in abbondanza, e si mettevano da una parte i produttori di telecomandi e telefoni e dall'altra i produttori di calcolatrici e tastiere. Due contro due. Si stabilivano le regole, tipo che l'ultimo che rimane in piedi vince, come si fa tra persone civili. E attorno a quel tavolo si decideva una volta per tutte se i numeri andavano scritti dappertutto come sui telecomandi e sui telefoni, ovvero
1 2 3
4 5 6
7 8 9
o se andavano scritti dappertutto come sulle calcolatrici e sui tastierini numerici delle tastiere, ovvero
7 8 9
4 5 6
1 2 3
E una volta presa una decisione però non se ne discuteva più, tutti si adeguavano, e gli utenti erano felici. I numeri sarebbero stati scritti tutti nello stesso modo, in tutti gli apparecchi di tutto il mondo. E invece no. Non se ne è fatto niente. Si è persa un'occasione storica di dialogo tra fazioni differenti. Si è persa un'opportunità difficilmente replicabile per unificare due visioni del mondo radicalmente antitetiche. E ora, e probabilmente per sempre, i telecomandi e i telefoni avranno i tasti messi al contrario delle calcolatrici e dei tastierini numerici. Solo perché quei signori quel giorno non si sono seduti attorno a quel tavolo. Bella roba.