mercoledì 19 agosto 2015

Precursioni

1360 (o giù di lì): viene completata la torre di Pisa.
1826 (o giù di lì): viene scattata la prima fotografia.
Non serviva nient'altro.
E infatti, anche se non dispongo di dati precisi in merito, sono pronto a scommettere che di lì a non molto qualcuno l'ha fatta. Ha fatto la prima foto a uno che finge di reggere la torre di Pisa. E bisogna ammettere che l'autore di questa foto, chiunque sia stato, ha dimostrato se non del genio comunque un'originalità non comune. Il problema è che poi, un po' alla volta, sono arrivati tutti gli altri. E apprezzando ognuno l'idea del precedente, tutti si sono messi a fare la loro brava foto a uno che finge di reggere la torre di Pisa. E così l'idea brillante si è trasformata in un'abitudine, quasi in un dovere, in un pedaggio da pagare quando dai quattro angoli del pianeta si visita quel posto. Eppure ognuno che si mette in quella posa lì da reggitore di torre di Pisa per fare la sua brava foto sfoggia lo stesso sorrisetto furbetto di chi se l'è inventata proprio bella, altroché.
E lo stesso vale per un sacco di altre consuetudini: anche scrivere col dito Lavami su una Panda impolverata è una roba simpatica, se sei il primo a farlo. Ma prima che ti sporchi il dito te lo dico: no, lascia stare, lo hanno già fatto. Peccato.
E vogliamo parlare dei barattoli e dei clacson, o della giarrettiera e del bouquet, o peggio del taglio della cravatta, o di tutte quelle minchiate rituali che si fanno ai matrimoni (la maggiore delle quali, secondo alcuni, è proprio il matrimonio stesso)? Qualcuno le avrà inventate, qualcuno le avrà apprezzate e copiate e tramandate, ma qualcuno prima o poi anche basta, no?
E a chi, leggendo questa roba e conoscendomi un minimo, dirà "Da che pulpito!", risponderò che, appunto, anche "Da che pulpito!" è una frase fatta, ma le frasi fatte qualcuno le avrà pur dovute fare, la prima volta. Mica facile fare frasi fatte. Massimo rispetto per costui, dunque. Per i successori, a calare.