martedì 25 dicembre 2007

venerdì 21 dicembre 2007

Più verde

Non c'è che dire, al mondo ci sono degli artisti. Artisti veri, spesso misconosciuti, che operano nell'anonimato per rendere più attraenti le nostre città e, in ultima analisi, migliori le nostre vite. Questo post vuole essere anche un minuscolo riconoscimento per tutti loro, e per una categoria in particolare: quelli che progettano le insegne delle farmacie.

Ma ce le avete presenti? Sì, quelle verdi fatte a +. Lo schema è quello, ed è ben rigido: deve essere un + e deve essere verde, non si scappa. Eppure quelli creano delle elaborazioni spettacolari. Ci sono questi + verdi che si espandono e si contraggono e si compongono e si scompongono e ruotano e lampeggiano e scorrono e ti fanno venir voglia di ammalarti apposta per avere una scusa per andare in farmacia ad ammirarli.
Dietro c'è il silenzioso lavoro di schiere di grandi uomini che studiano e inventano e realizzano schemi sempre nuovi ed effetti sempre più sorprendenti, per la gioia dei nostri occhi e di tutti i nostri sensi.
A loro, grazie.

domenica 16 dicembre 2007

Istigazioni a delinquere

Non si fa pipì nel lavandino. Lo sanno tutti. Non sta bene. Si fa nel water, è noto, al massimo ne andrà fuori un po', pazienza, ma nel lavandino no. Non si discute. No. Punto.
Però, dico io, cari amici produttori di lavandini, perché li fate proprio di quell'altezza lì? Basterebbe alzare il bordo di 10 o 15 centimetri per non indurre noi utenti in tentazione. E invece no: li fate alti il giusto, larghi quel tanto che basta a scongiurare rischi di esondazioni, praticamente perfetti. Certo, noi utenti siamo educati e ci guardiamo bene dal fare un uso improprio dei vostri prodotti, ma basterebbe tanto poco per evitarci anche il minimo dubbio...
O no?

mercoledì 12 dicembre 2007

L'antifinestrino

Avete presente il treno? Ma sì, dai, un treno qualunque. Se no va bene anche una metropolitana, un tram, una corriera, quello che vi pare. Insomma, prendete un mezzo di trasporto terrestre con vari finestrini apribili. Aprite i finestrini. Attendete che il mezzo di trasporto si muova. Ed ecco, dai finestrini entra aria.
Chiaro.
Ora però, prima che la vecchia seduta là in fondo inizi a inveire, pensateci un attimo: entra aria. Da tutti i finestrini. Proprio tutti. Anche dall'ultimo. Non è che da uno entra e da quello dopo esce, no, entra sempre. Entra anche se c'è un solo finestrino aperto. E il treno (o quel che è) in fondo è chiuso, non è mica aperto. E nell'ultima carrozza non c'è mica un serbatoio grande grande dove mettere tutta l'aria che si imbarca durante il viaggio. Ma da qualche parte deve pur uscire, tutta quell'aria. E' tanta, mica è una puzzetta e via.
E allora?
Ci dev'essere da qualche parte su ogni treno una specie di buco nero, impercettibile ai nostri sensi, che non rispetta le leggi della fisica classica e da cui l'aria esce anziché entrare. Un antifinestrino, fatto di antimateria. Di antivetro, di antiacciaio, di antilercio e di anti-tutto ciò di cui è fatto un finestrino di un treno.
E' necessario postularne l'esistenza per poter spiegare un fenomeno così comune ma così assurdo come l'ingresso dell'aria da tutti i finestrini contemporaneamente. Se ne potrebbero anche definire alcune caratteristiche, ma questo compito esula ampiamente dalle mie capacità. Posso solo buttar lì qualche spunto di ricerca.
Sarà pericoloso non sporgersi?
Sarà vietato ricevere oggetti?
Ma soprattutto, si laverà con la pelle di antidaino o di antilope?
Ai posteri.

mercoledì 5 dicembre 2007

Ogni abuso sarà punito

Su taluni treni, per la precisione quelli coi finestrini sigillati, i nostri amici delle Ferrovie dello Stato hanno messo dei martelli rossi, di metallo, così da permettere ai passeggeri di rompere il vetro in caso di emergenza.
E' cosa buona e giusta.
Mi permetterei però di suggerire l'installazione di un ulteriore accessorio che potrebbe portare a un sensibile miglioramento non tanto dei livelli di sicurezza quanto delle condizioni di vita a bordo.Bisognerebbe dotare ogni carrozza di un comunissimo badile, magari posizionato accanto al martello di cui sopra, in modo da consentire ai passeggeri (sempre solo in caso di necessità, sia chiaro) di prendere a badilate individui come l'insopportabile tipo che mi si è seduto davanti stasera.

Bisognerà che lo propongo.

sabato 1 dicembre 2007

Su e giù per via Mazzini

Poi dice che si fa poca attività fisica.
Altroché.
Se ne fa fin quasi troppa, solo che magari non ci se ne accorge.
Per dire, sono appena tornato da una passeggiata composta da una serie di vasche su e giù per via Mazzini. Ma su e giù per davvero.
Ah, già, forse non tutti sanno che. Dunque, andiamo con ordine.
Io abito a Sarzana. La strada principale del centro di Sarzana si chiama via Mazzini. Via Mazzini è la strada dei negozi, delle chiese, degli antichi palazzi nobiliari, eccetera. Via Mazzini è pavimentata con dei bei lastroni di arenaria, piuttosto sconnessi ma antichi. Il fatto è che, nonostante via Mazzini sia in pianura, la pavimentazione è alta al centro della strada, poi si abbassa sui lati, dove ci sono le canalette per l'acqua piovana, e poi torna a rialzarsi sui bordi. E non di poco. In certi punti, tra la parte più alta al centro e quelle più basse ci sarà un dislivello di 30 centimetri buoni.
Ebbene, il sabato pomeriggio via Mazzini è piena di gente. Gente che si ferma a guardare le vetrine, gente che si incontra con altra gente e si ferma a parlare, gente che entra e esce dai negozi... Gente.
Insomma, a causa di tutta questa gente non si può andare dritti. Si deve procedere a zig zag. E va bene. Ma procedere a zig zag su una strada che, da un lato all'altro, prima scende, poi sale, poi scende, poi sale, significa che di fatto non si fa che salire e scendere. Alla fine del giretto del sabato si accumula un dislivello non indifferente. Come se si fosse scalata una montagna (anzi, montagnola) (anzi, collina) (anzi, collinetta). Insomma, a parte le valutazioni quantitative, è tutto allenamento.
Morale: per questa settimana ho fatto abbastanza attività fisica.
Grazie, via Mazzini.