mercoledì 23 giugno 2010

Quelli che il treno - XVIII

Quel cavolo di bambinetto con quel cavolo di cappellino che quella sera, anni fa, era nel mio stesso scompartimento (era un venerdì, me ne tornavo a casa dopo una settimana di duro lavoro, e il treno era pieno a tappo - già, c'erano ancora gli scompartimenti da 6, all'epoca), e non stava fermo un attimo, e piangeva, e urlava, e scalciava, e faceva i capricci, e si alzava e si risedeva e si rialzava, e a un certo punto è andato nel corridoio e ha vomitato, e su quel cavolo di treno ci mancava giusto un po' di puzza di vomito, e poi è tornato al suo posto e nel frattempo gli avevano tolto quel cappellino e sotto era pelato, e vieni a sapere che faceva il casino che faceva perché era stanco e nervoso, e che era stanco e nervoso perché era partito per Milano la mattina alle 4 per fare non so che chemioterapia, che poi probabilmente era anche il motivo del vomito; e allora non serve rispolverare reminiscenze liceali, lo capisci anche da solo, capisci che non capisci né puoi capire un cazzo, e capisci, come diceva quello, che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri, e che quindi, nel dubbio, molte volte (mica sempre, eh: molte volte) faresti molto meglio a startene zitto, altro che deriderli o biasimarli per quello che fanno senza avere una vaga idea del motivo per cui lo fanno, e soprattutto, altro che scriverci sopra post a vanvera . Sul treno, poi.

lunedì 21 giugno 2010

Quelli che il treno - XVII

Quelli che si sentono tutti dei DCOI (Dirigenti Centrali Operativi Incompresi), che loro sì che saprebbero gestire alla perfezione precedenze e coincidenze e incroci e rallentamenti e far fronte in tempi impercettibili agli imprevisti più imprevedibili sfoderando autobus sostitutivi a dozzine, limitando treni qua, aggiungendo locomotive là, posticipando le partenze degli altri, chiudendo carrozze una sì e una no e sparando cazzate a vanvera a pacchi. E, come sempre, quelli che gli danno retta.

sabato 19 giugno 2010

Quelli che il treno - XVI

Quelli che la mattina presto, ma presto presto, all'ora che certa gente è appena andata a dormire, salgono sul treno, si siedono verso il centro della carrozza (intorno alla sesta fila, in genere), e appena chiuse le porte tirano fuori dalla borsa il loro bravo lettore MP3, s'infilano le cuffiette, e iniziano a spararsi nei timpani e diffondere nella carrozza quella loro sottospecie di pseudomusica, amplificata e distorta dalla cassa di risonanza costituita dalla loro cavità cranica, convinti forse, per qualche insondabile ragione, che anche tutto il resto del convoglio e del genere umano debba per forza apprezzare, soprattutto nel bel mezzo del naturale abbiocco di quell'infausta ora antelucana, quella musica finto rock italiana (come avrebbe potuto dire quello) o quella specie di metal leggero, classico, totalmente fuori moda, o comunque quel tun tun ciak monotono e molesto che emanano. In poche parole: quelli come me.

giovedì 17 giugno 2010

Quelli che il treno - XV

Quelli che il sole li stermina peggio dei vampiri di una volta, li squaglia come ghiaccioli all'amarena, forse li spiuma come Icaro, e quindi appena un timido raggio di luce tardoprimaverile gli si posa per sbaglio addosso corrono a chiudere tutte le tende della carrozza, possibilmente su ambo i lati che non si sa mai, incuranti del fatto che per taluni viaggiatori, talvolta, certi paesaggi che si vedono passare incorniciati dal finestrino del treno possono valere da soli il viaggio stesso e buona parte del prezzo del biglietto.

martedì 15 giugno 2010

Quelli che il treno - XIV

Quelli che sui treni ci scrivono, ci pitturano, ci imprimono con le più svariate tecniche i loro nomignoli e i loro disegnini, perché in effetti al mondo ci sono troppi pochi muraglioni di cemento e piloni di viadotti che potrebbero essere imbrattati senza eccessivo danno (così come le pareti di casa loro, volendo - per tacere di Internet), e comunque la loro creatività è troppo smisurata per lasciare in pace l'esterno e l'interno dei treni che a qualche arretrato mentecatto, che considera quegli scarabocchi degli sgorbi e non una geniale forma d'arte postmoderna, non dispiacerebbero neppure della loro banalissima ma onesta livrea XMPR.

domenica 13 giugno 2010

Quelli che il treno - XII

Quelli che si sono comprati la valigia con le ruote e quindi, giustamente, avendola comprata la devono usare, la devono sfruttare fino in fondo, devono ammortizzare il maggiore esborso derivante dalla presenza delle ruote, che non è poco, e quindi trascinano la loro valigia con le ruote lungo tutto il corridoio del treno travolgendo tutto quanto ostacola la loro avanzata, cartacce, borse, piedi, ogni cosa; poi arrivano alla porta del treno, si fermano, sollevano la valigia, scendono gli scalini, si fermano, posano la valigia, la trascinano per quella dozzina di decimetri che li separano dal sottopassaggio (ché non si butta via niente), si fermano, sollevano la valigia, scendono le scale del sottopassaggio, si fermano, trascinano la valigia nel sottopassaggio (tipicamente non sono chilometri e non sono 4 corsie), si fermano, sollevano la valigia, salgono le scale del sottopassaggio, si fermano, appoggiano la valigia in terra e finalmente prendono culo e ruote e levano entrambi dalle palle, dalle tue palle, di te che sei dietro di loro, in ritardo, hai fretta, e ogni 3 passi ti tocca inchiodare e rischiare di crollargli addosso per inerzia dovendoli poi ripagare per buoni. Che tra l'altro probabilmente fanno il triplo della fatica che sarebbe necessaria sollevando quella valigia e portandosela a mano per quei 10 cazzo di metri, ma fosse tutto lì poco male, fatti loro. Invece no, sono anche fatti tuoi. E quindi.

giovedì 10 giugno 2010

Quelli che il treno - XI

Quelli che occupano i sedili davanti e accanto a loro con le loro valigie, borse, zaini, giacche e quant'altro, e questo lo facciamo tutti, per carità, però quelli non tolgono la loro roba di mezzo neanche quando vedono che c'è gente in piedi, e anzi si siedono comodi, allungano i piedi, allargano i gomiti, e guardano in su con aria di sfida, come a dirti "Sì, è libero e lo rimane".

martedì 8 giugno 2010

Quelli che il treno - X

Quelli che quando in tutto il treno c'è una sola carrozza con l'aria condizionata funzionante (dicesi una) decidono che l'aria condizionata, specie se aggratis, nuoce gravissimamente alla salute loro e del mondo intero, e che però guarda caso tra tutte le carrozze del treno e dell'universo ferroviario quella è proprio la loro preferita, non potrebbero mai sopravvivere se passassero in un'altra carrozza, loro sono nati e hanno vissuto fino a quel momento proprio per sedersi in quella carrozza lì, non la abbandonerebbero neppure nel (raro) caso di un ammaraggio, e allora invece di prendere il culo e andare a schiattare di caldo altrove prendono e spalancano i finestrini, lasciando entrare una congrua quantità di sanissima afa e perché no anche qualche zanzara di passaggio che non aspettava altro, a rammentarci che siamo nati per soffrire.

domenica 6 giugno 2010

Quelli che il treno - IX

Quella ragazzina che ogni tanto la mattina sale, avrà due dozzine d'anni, non è che sia bellissima ma non è neanche da buttare (in una parola: avercene), sembra una tipa tranquilla, semplice, perbene; e però appena seduta apre la borsa e inizia a spalmarsi roba in faccia, sugli occhi, sulle ciglia, sulle labbra, sulle unghie, e va avanti fino al momento di scendere, e dà l'impressione che potrebbe continuare ancora, e nessuno che le dica fermati!, neanche il controllore, e così quella ragazzina semplice imbrattandosi di stazione in stazione scende dal treno conciata come una semplice baldracchina. Perché lo fai, come diceva quello?

venerdì 4 giugno 2010

Quelli che il treno - VIII

Quelli che salgono prima che tutta la gente che doveva scendere sia scesa, e spingono e sgomitano e scalciano salendo su per gli scalini della carrozza come salmoni che risalgono il torrente controcorrente, forse nel timore che se aspettano troppo scenda anche il macchinista e gli tocchi guidare (che è una faticaccia). Qualcuno li tranquillizzi una volta per tutte, per pietà.

mercoledì 2 giugno 2010

Quelli che il treno - VII

Quelli col cane che, siccome sanno bene che se non tratti i cani almeno come cristiani (ma almeno, eh) incarni la feccia del creato e meriti soltanto una morte atroce e a seguire la dannazione eterna, fanno gentilmente accomodare i loro simpatici amici a quattro zampe sul seggiolino accanto al tuo, senza privarli dell'elementare libertà di bere e mangiare e annusare e leccare e mordicchiare e sbavare e spulciarsi comodamente seduti su un seggiolino imbottito, proprio come farebbero loro.