Nutrire la Magra
Mi piace il mio fiume. È un fiumiciattolo come tanti, per tanti, ma per me è il mio fiume. E mi piace. M'è sempre piaciuto. Lo chiamano Magra, anzi, chi se ne intende sostiene che sarebbe femminile ("la Magra"), ma poco importa. È il mio nel senso che scorre a poca distanza da qui, saranno tre chilometri, sicché ai miei tempi spesso prendevo la bici e ci andavo, scendevo da via Pecorina, poi facevo il classico giretto corto tornando verso casa all'altezza di Gerardo, oppure allungavo fino a sbucare sul vialone dietro all'autolavaggio o addirittura dietro al Mogol, oppure, una volta giunto alla presa dell'acquedotto, anziché girare a sinistra prendevo verso la sorgente arrivando fino al ponte della ferrovia o (avendone proprio molta voglia) a quello dell'autostrada, e tornavo indietro passando sulla sponda destra. Poi, con gli anni, ho gradualmente diradato le visite, ma ogni tanto ci vado ancora, e su per giù, nel suo piccolo, è sempre lui. Un fiume che definirei onesto.
Tutto questo per dire cosa? Niente, che al mio fiume gli voglio bene. Per quanto si possa voler bene a un fiume. A lui in quanto tale e a tutti gli esseri viventi, animali e vegetali, che lo abitano. Perché, sapete, c'è un mucchio di bestiole e di pianticelle, al fiume. Grandi e piccole. E a tutte voglio bene. E voglio che tutte vivano bene. Che abbiano nutrimento a sufficienza. Tutta la catena alimentare, proprio. Che, a occhio, parte dagli esserini più piccoli. Se loro hanno da mangiare sono contenti, poi qualcuno più grosso mangerà loro e sarà contento, e così via, e così tutti saranno contenti, me compreso.
Per questo motivo, sono lieto di annunciarvi che poco prima di iniziare a scrivere questo post mi sono ritirato nella stanzina qua accanto, e che poco dopo esservi entrato ho donato ai simpatici colibatteri fecali che abitano il mio fiume (il tratto a valle del depuratore, per l'esattezza) due o tre bei blocchi cilindrici e marroni di sostanze biologiche altamente nutrienti, roba di cui vanno senz'altro ghiotti. E ora mi sento meglio. Perché gli voglio bene.
Tutto questo per dire cosa? Niente, che al mio fiume gli voglio bene. Per quanto si possa voler bene a un fiume. A lui in quanto tale e a tutti gli esseri viventi, animali e vegetali, che lo abitano. Perché, sapete, c'è un mucchio di bestiole e di pianticelle, al fiume. Grandi e piccole. E a tutte voglio bene. E voglio che tutte vivano bene. Che abbiano nutrimento a sufficienza. Tutta la catena alimentare, proprio. Che, a occhio, parte dagli esserini più piccoli. Se loro hanno da mangiare sono contenti, poi qualcuno più grosso mangerà loro e sarà contento, e così via, e così tutti saranno contenti, me compreso.
Per questo motivo, sono lieto di annunciarvi che poco prima di iniziare a scrivere questo post mi sono ritirato nella stanzina qua accanto, e che poco dopo esservi entrato ho donato ai simpatici colibatteri fecali che abitano il mio fiume (il tratto a valle del depuratore, per l'esattezza) due o tre bei blocchi cilindrici e marroni di sostanze biologiche altamente nutrienti, roba di cui vanno senz'altro ghiotti. E ora mi sento meglio. Perché gli voglio bene.
2 commenti:
Tranquillo Gilo. Anche il tuo fiume ti vuole bene e ti restituirà tutto ciò che gli hai donato. Cosa c'è di meglio di una buon bicchiere d'acqua del sindaco bella fresca!??!
Quel che si dice fare lo stronzo! Grandissimo Gilo, spassoso e cinico come sempre :)
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