sabato 7 febbraio 2009

UNI EN 13450:2003 - Aggregati per massicciate per ferrovie

Per non perdere l'abitudine, anche domenica scorsa, di mattina presto, sono andato alla stazione e ho preso il treno. Domenica, però, ne ho preso un altro. Anziché quello che parte dal binario 2, ho preso quello sul binario 3. E in effetti non è la stessissima cosa.
Comunque, ho preso il treno, ho chiesto se un posto che era libero era davvero libero ("E libero di fare cosa?", volevo chiedere: ma mi sa che su questo ci scriverò un altro post), dicevo, mi sono seduto e sono andato. La linea che quel treno percorreva era (ed è) costellata di gallerie. Gallerie lunghe, corte, in rettilineo, in curva, a binario semplice, a binario doppio, di pietra, di cemento... gallerie per tutti i gusti, insomma. Poco prima di una di queste, il tizio che era seduto di fronte a me, che già da diverso tempo dava segni di nervosismo, si alza e si dirige verso l'estremità della carrozza. Lui entra in bagno, e dopo un po' il treno entra in galleria. Una galleria lunghetta, la più lunga di tutta la linea, roba di circa 8 chilometri. Insomma, appena dopo la fine della galleria (saranno passati 10 minuti), il tizio esce dal bagno e torna a sedermisi davanti, tranquillo e soddisfatto.
Ora, tutti sanno che è severamente vietato usare il bagno del treno durante le fermate nelle stazioni, per palesi motivi igienici, nonché visivi e olfattivi, riguardanti i passeggeri che, in quella stazione, attenderanno i treni successivi. Ma in fondo in stazione ci piove, e l'acqua, si sa, pian piano lava. Poi ci sono milioni di microrganismi vegetali e animali che, nutrendosi dei prodotti di scarto di altri esseri viventi tra cui gli umani, provvedono a loro insaputa a ripulire il binario e a mantenere in movimento la catena alimentare. Basta dargli tempo.
Sì, ma in galleria?
In galleria non ci piove, e su questo non ci piove (scusate...). In galleria non ci arriva neanche il sole. Dubito quindi che nel bel mezzo di una galleria di 8 km ci sia tutto quel pullulio di forme di vita disposte a biodegradare i nostri escrementi.
E allora?
E allora resteranno semplicemente lì. Dopo un po' seccheranno, perché di aria in galleria ce ne transita parecchia, ma resteranno dove il Caso ha voluto che cadessero. Mimetizzandosi coi sassi che formano la massicciata (ballast si dovrebbero chiamare, in gergo).
Ora, quella galleria ha più di un secolo di vita. In un secolo chissà quanti treni ci sono passati, con chissà quanti passeggeri. Chissà quanti di essi avranno fatto uso del bagno e non solo per rapide questioni, diciamo, idrauliche ma per qualcosa di più solido. In sostanza, chissà quanti dei sassi di quel ballast non saranno esattamente dei veri e propri sassi. E c'è di più. Sono convinto che dall'analisi di quei reperti un archeologo di un certo livello potrebbe ricavare un monte di utili informazioni sulle abitudini alimentari dei viaggiatori nelle varie epoche. Basterebbe entrare in galleria a piedi, accovacciarsi tra una rotaia e l'altra e mettersi a cercare. Se poi passa un treno nessun problema. Basta sdraiarsi a terra e lasciarselo passare sopra. Sperando che nessun passeggero di quel treno faccia uso del bagno proprio in corrispondenza dell'archeologo. Mica per altro, si perderebbe per sempre un reperto preziosissimo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ottime considerazioni scientifiche...bravo Gilo...l'analisi del problema è di carattere ingegneristico....

Anonimo ha detto...

Tutte stronzare gilo! Piantala!

Anonimo ha detto...

imparato molto